| Omelia (27-01-2008) |
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"Essere Galilea... per essere Galilea" Domenica scorsa sulle rive del Giordano, abbiamo contemplato l'Agnello di Dio in tutta la sua pienezza ed interezza. Oggi troviamo l'Agnello già proiettato nel suo ministero per le vie della Galilea... La prima lettura e la pagina evangelica ci conducono in un contesto geografico che non possiamo o dobbiamo sottovalutare. Il trasferimento di Gesù da Nazareth a Cafarnao equivale all'inizio della sua attività pubblica. Egli fa delle città, in cui si reca, il centro del suo ministero e della sua predicazione. Questo orientamento geografico, previsto dal profeta Isaia e realizzato da Gesù, comporta un passaggio da una situazione di umiliazione e di oppressione ad un'età di salvezza escatologica. Da un tempo di sventura...a un tempo di grazia. In questi termini l'evangelista indica il valore salvifico che Gesù ha per il mondo e la luce diviene il simbolo della salvifica presenza di Dio. Questa Luce contrasta con le ombre della morte, della sventura e della perdizione. Allora, si può dire che la Galilea diventa il centro del ministero di Gesù, il campo d'azione della sua attività di "Inviato", ma anche il segno concreto della salvezza divina. Per cui, come è riportato nello stesso vangelo cap.28, in Galilea i discepoli ricevono il mandato di "essere luce del mondo" e dalla Galilea si parte per una missione evangelizzatrice a carattere universale. In questo modo, l'evangelista Matteo ci vuole dire che per essere buoni evangelizzatori bisogna prima di tutto diventare il "campo" o la "Galilea" di Dio: cioè ogni comunità cristiana, in primo luogo, deve lasciarsi evangelizzare da Gesù Cristo, deve essere il luogo naturale e vitale della presenza del Signore Gesù; altrimenti ogni "nostra" opera di evangelizzazione non produrrà nessun effetto. Per una trasformazione del genere bisogna avere e vivere alcune qualità indispensabili alla nostra vita comunitaria: L'unità. Perché una comunità possa essere l'ambiente ideale e il riflesso esemplare della volontà di Dio è necessario vivere in unità. A questo punto non possiamo non considerare la lettera ai Corinzi dove Paolo presenta l'ambiente di una "ecclesìa"e dice che a fondamento di tutto c'è Gesù Cristo e che i membri di una comunità devono, in base alle proprie capacità, lavorare per il regno e non disperdere le loro energie in varie elucubrazioni o faccende che lasciano il tempo che trovano. Così si pone in evidenza il valore di un lavoro sinergico che risulta fondamentale per qualsiasi opera di proclamazione del regno di Dio, ma soprattutto rende credibile il nostro comportamento e il nostro operato agli occhi di coloro che consideriamo i "lontani". Gesù Cristo unico obiettivo del nostro operare. La Fratellanza. Oltre all'unità, la fratellanza è un valore indispensabile. Mi piace rilevare come Gesù nel racconto di vocazione chiama "due fratelli". Questa annotazione da un lato considera l'appartenenza ad un'unica famiglia; dall'altro lato l'evangelista indica come in una "nuova famiglia", qual è la comunità che Gesù sta costruendo, questo legame di sangue deve continuare a vivere e deve essere proiettato in una dimensione che apre le porte ad un amore più grande e più profondo di quello familiare. Questo legame naturale deve essere la base di una relazione e di un rapporto spirituale più intenso che dà la capacità di amare incondizionatamente. Se non c'è fratellanza sincera ed autentica non esiste lo spirito del sacrificio e della donazione reciproca. La Conversione. E' l'elemento chiave per realizzare i due valori appena esposti. La conversione ci introduce in uno stile di vita singolare ed originale, in una nuova mentalità dove le cose vengono viste con gli occhi della fede e non con quelli della carne, con lo spirito di chi "appartiene" a "Qualcuno" e che non si vive in maniera isolata. In questo cambio di abitudine tutto viene posposto a Gesù e alla vita della comunità ecclesiale... per cui ogni comportamento e atteggiamento resta finalizzato alla costruzione della chiesa. Buona domenica a tutti!!! |