Omelia (27-01-2008)
padre Ermes Ronchi
Chiamati dallo sguardo creatore

Matteo incide oggi le due parole genera­trici del messaggio di Gesù: «regno» e «conver­sione». Il regno: qualcosa che è di Dio, ma che è per gli uo­mini. Che viene con il fiori­re della vita in tutte le sue for­me (Giovanni Vannucci). Il regno di Dio è il mondo co­me Dio lo vuole, finalmente libero da inganno e da vio­lenza, più bello di tutti i so­gni, più intenso di tutte le la­crime di chi visse e morì nel­la notte per costruirlo.
Conversione: pensare in al­tra luce. Ma c'è di più: l'ani­male nasce una volta per tut­te, l'uomo invece non è mai nato del tutto, e deve affron­tare la fatica di generarsi di nuovo: gli uomini non fini­scono mai di essere pronti (Rainer Maria Rilke). Solo chi ha speranza si converte: la speranza è fame di portare a compimento ciò che abbia­mo dentro in forma germi­nale, è fame di nascere. Di vivere nascendo, venendo a più luce.
Gesù cammina lungo il ma­re di Galilea e guarda. E in Si­mone vede la Roccia su cui fonderà la sua comunità. Guarda, e in Giovanni indo­vina il discepolo delle più belle parole d'amore. Un giorno guarderà l'adultera e risveglierà in lei la sposa, a­mante e fedele. In Nicode­mo ridesterà il coraggioso che oserà presentarsi a Pila­to a reclamare il corpo del giustiziato. Lo sguardo di Gesù è uno sguardo creato­re, è profezia. Mi guarda, e nel mio inverno vede grano che matura, una generosità che non sapevo, una melo­dia che non udivo, fame di nascere.
Poi dice: vieni dietro a me!
Gesù chiama i pescatori ed essi scoprono che dentro di loro non ci sono solo le rot­te del lago, o la strada di ca­sa, ma è tracciata la mappa del cielo, del mondo, del cuore dell'uomo: ecco la conversione. Ti seguirò, Si­gnore perché ti lasci dietro nient'altro che luce, perché mi interessa solo un Dio che faccia fiorire l'umano. Gesù annunciava il Vangelo del Regno e guariva ogni sorta di malattie: lascia dietro di sé guarigione e speranza. Ri­prende in mano le parti fra­gili e deboli dell'uomo, le la­vora, le fa rifiorire, le con­verte alla vita. Il regno rag­giunge la totalità dell'uomo. Annunciava e guariva: la pa­rola e la cura. Gesù si pren­de cura dei limiti dell'uomo. E io andrò dietro a lui, a­scoltando la parola e pren­dendomi cura di chi soffre, prendendomi cura anche della mia vita, delle mie par­ti deboli e malate. Dietro a lui, per restituire vitalità alle parti di me che soffrono: pri­ma strada verso l'identità dell'uomo.