Omelia (27-01-2008)
don Maurizio Prandi
Discepolato: attaccamento ad una persona, non ad una dottrina

Con il brano di Vangelo che abbiamo ascoltato siamo spettatori degli inizi della predicazione di Gesù che annuncia che il regno dei cieli è vicino... e per un annuncio così importante magari ci si aspetta un luogo altrettanto importante, almeno Gerusalemme, cuore del giudaesimo, e invece... venne ad abitare a Cafarnao, nel territorio di Zabulon e di Neftali... è lì che si compie la profezia che abbiamo ascoltata nella prima lettura.
Non il cuore, il centro dell'ortodossia giudaica ma la periferia, una terra di confine, luoghi contaminati da una presenza straniera, da una presenza pagana. Perché Gesù fa questa scelta? Iniziando la sua missione dalla Galilea, da una regione di frontiera, abitata da rifugiati stranieri, interessata dall'infiltrazione di culture e religioni pagane, voleva far capire che la sua parola era destinata a tutti, così come a tutti i poveri erano destinati i gesti della sua pietà. E all'interno della Galilea Cafarnao, una città crocevia, una strada di passaggio che la attraversa e quindi punto di convergenza delle carovane, in mezzo al tumulto delle folle... Gesù si tuffa in luogo per niente sicuro, luogo, per tutta la serie di ragioni appena portate, del cammino nelle tenebre; Gesù ci insegna che non serve a niente starsene nei propri luoghi sicuri, nella cerchia ristretta delle amicizie garantite, in quelle relazioni che ci danno tranquillità e conferme... Gesù si immerge invece in questa "moltiplicazione" di umanità. Bello che per Lui al cuore, al centro dei suoi interessi stiano le periferie, i luoghi del disagio, i luoghi delle frequentazioni non protette.
Un'altra sottolineatura, oltre a quella dei luoghi è sui verbi dell'evangelizzazione, che sono tutti verbi di movimento: Lasciata Nazareth... mentre camminava... andando oltre... precorreva tutta la Galilea... ecco qui un contrasto con la nostra evangelizzazione, fatta invece di grandi riunioni, incontri, che poi altro non sono che grandi sedute... su questo ci fermeremo però anche al termine dell'omelia. (don A. Casati)
Il Regno dei cieli è vicino dice Gesù... ma come faccio a capire, a vedere? I segni della vicinanza del Regno dei Cieli, i gesti della sovranità di Dio sento che sono i gesti di pietà che Gesù compie, le infermità e le malattie che guarisce... che cosa questa sovranità comporti lo comprendiamo guardando la vita di Gesù; comporta il fatto che Gesù cammina in mezzo agli uomini facendo del bene, la parola di Gesù trasmette la volontà e l'amore del Padre, la vita di Gesù ha il suo compimento in una morte accettata per amore, quella morte sfocia nella risurrezione; il regno di Dio è quello, il regno di Dio è Gesù Cristo, con le sue parole e con i suoi gesti, con la sua morte e con la sua resurrezione e allora qui una conseguenza per noi che vogliamo essere autentici discepoli di Cristo: è importante vivere una fede che, invece di giudicare o di condannare, si apra a tutti come annuncio di un Dio che vuole salvare ogni creatura, senza esclusioni, e che sappia concretizzarsi da parte nostra, proprio nei gesti della pietà, perché una fede che non si preoccupasse di curvarsi sulle persone sofferenti per lenire ogni sorta di malattia e di angoscia, finirebbe per apparire parola vuota, o peggio, scandalosa menzogna. Per meno di questo, non vale pena impegnarsi.
E poi la chiamata dei discepoli, questa prima chiesa in miniatura che si raduna e ci svela i tratti della comunità cristiana, questa prima chiesa chiamata in una cornice che niente ha di aureo o di sacro, ma di fronte abbiamo lo scenario del lago e lo sfondo della dura vita quotidiana. Il vangelo di Marco, nell'ascolto feriale, quotidiano, ci ha ricordato che la comunità dei primi discepoli, lì per lì non era certo un gruppo di santi, anzi un autorevole studioso di esegesi del N.T. scrive: Il gruppo dei discepoli di Gesù non è dunque affatto una comunità pulita. E' per questo che in quel gruppo c'è posto per ognuno di noi. Vediamo ora i tratti essenziali del discepolato (mi riferisco qui ad un testo di don Bruno Maggioni) così come ce li presenta il vangelo:
La centralità di Gesù: come abbiamo visto anche domenica scorsa (Giovanni che vede il movimento di Gesù che per primo si muove per andargli incontro), l'iniziativa è sua: è Gesù che vede, è Gesù che parla ai discepoli, è Gesù che chiama. Non è l'uomo che si autogenera discepolo, ma è Gesù che trasforma l'uomo in un discepolo. Il discepolo è uno la cui vocazione mai è stata e mai sarà quella di assumere, far propria una dottrina, ma è uno che pone al centro la relazione con una persona rispondendo all'invito: Venite dietro di me.
Il distacco: l'andare dietro a Gesù esige un distacco, un profondo distacco... questo distacco è a due livelli, ci dice il vangelo, che parla delle reti, della barca e del padre. Le reti e la barca sono il mestiere, il lavoro che in quel momento i quattro pescatori stavano facendo. Distacco dalle reti e dalla barca allora significa distanza da una certa sicurezza economica, da una identità che fino a quel momento li aveva caratterizzati. Ma il distacco vi dicevo, è anche ad un altro livello, è distacco dal padre. Quindi possiamo notare come un crescendo: dal lavoro alla famiglia, agli affetti, alle proprie radici.
Il discepolato è un cammino: quindi il discepolo è anche un pellegrino. Mi pare importante questo perché spesso confondiamo l'appartenere alla chiesa di Gesù come l'ingresso in uno stato particolare di vita... sei importante perché sei di un rango diverso, hai raggiunto un traguardo... ecco, non è così! Gesù percorreva tutta la Galilea... abbiamo ascoltato...
La missionarietà: l'essere discepoli è anche essere missionari, è fare proprio il movimento di Gesù che va incontro agli altri. Il discepolo non è un sedentario, uno che ha trovato il suo spazio, il suo orticello da coltivare, ma è chiamato ad essere pescatore di uomini, chiamato cioè a camminare sulle loro strade.