Omelia (27-01-2008)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
La conversione

"Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!" Dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni ed aver respinto l'assalto di Satana, Gesù inizia la sua predicazione con l'invito alla conversione.
La conversione non è, prima di tutto, il cambiamento di vita; per il cristiano convertirsi significa essere illuminati dalla luce di Cristo, passare cioè dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita. Per questo Matteo, prima di narrare la predicazione di Gesù, ricorda la profezia di Isaia: "Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata." Quando siamo colpiti, o meglio, inondati dalla luce di Cristo, allora ci appaiono immediatamente evidenti la nostra mancanza di amore, le omissioni e i peccati. Ed è allora che comincia il cambiamento.
L'annuncio alla conversione è per tutti e valido in tutti i tempi. Dobbiamo lasciarci illuminare, dobbiamo aprirci alla luce della fede in Colui che solo può dare senso pieno alla nostra vita. Se avremo accolto la Luce vera, potremo poi diventare sale della terra e luce che illumina il mondo. Altrimenti saremo solo "ciechi che guidano altri ciechi".
In questa prospettiva, di essere cioè luce per i fratelli, l'invito di Gesù assume oggi un valore particolare per gli sposi cristiani. L'uomo e la donna che, uniti nel vincolo matrimoniale, si mettono come coppia alla sequela di Gesù e si fanno illuminare dalla luce del Vangelo, riconoscono la speciale vocazione della famiglia come custode della vita, soprattutto quando essa è più fragile e indifesa. Ricordiamo, in proposito, tutte le esortazioni del venerato Papa Giovanni Paolo II.
Allora, quale risposta dobbiamo dare all'invito del Signore? Il Vangelo di oggi ci presenta la silenziosa e pronta risposta dei primi discepoli. Essi hanno lasciato tutto e si sono messi al seguito di Gesù; una sequela che li ha portati fino al martirio, cioè alla più grande testimonianza di fede nel Risorto. Questa deve essere anche la nostra risposta, la nostra testimonianza nella famiglia, nella società, nella Chiesa. Con ogni probabilità a noi non verrà chiesto di effondere sangue, ma dobbiamo essere pronti ad accettare una croce fatta di derisione, di emarginazione e, talvolta, di solitudine umana.

È alla luce che si vedono i difetti.
Siamo pronti ad ammettere di essere poveri peccatori e bisognosi dell'aiuto di Cristo e dei fratelli?
Siamo pronti a correggere a nostra volta i fratelli con la stessa carità di Cristo?
In famiglia, siamo strumenti di salvezza gli uni per gli altri?

Commento a cura di Daniela e Mauro Leoncini