Omelia (30-12-2007)
padre Paul Devreux


L'intento di questo racconto è che Gesù ripercorre tutto l'itinerario e le sofferenze del suo popolo. La Santa Famiglia vive la precarietà e l'esilio, condizionati come tutti dal loro periodo storico, politico ed economico. Gesù deve crescere in una terra lontana, mezza pagana, come tutti. Il presepio e l'esilio non sono cose belle. E' il dramma dello sfollato, dello straniero, del senza dimora, privato della dignità.

Colpisce la disponibilità di Giuseppe. Viene nominato quatto volte, ma non parla mai, è l'uomo che agisce. Dio gli dice: "Alzati". Parola chiave di tutto l'antico e il nuovo testamento. A chi ascolta il Signore dice: "Alzati...".

Da questi racconti trapela che Giuseppe e Maria erano convinti che il loro bimbo doveva crescere in Giudea, il più vicino possibile a Gerusalemme e al Tempio. Forse avevano preso la coincidenza del censimento come un segno che tale fosse la volontà di Dio, oppure consideravano importante che Gesù potesse frequentare il Tempio e le sue scuole. Sono ragionamenti normali. Sapendo chi è Gesù, si domandano come educarlo. Cercano aiuto, ma la scelta di Dio per suo figlio è quella di farlo educare da loro, a Nazaret, piccolo paese lontano da tutto, dove Gesù può crescere nella concretezza, da montanino.

"Alzati e parti, perché il Dio Salvatore va salvato". Questo è il comando di Dio all'umanità oggi. Il Dio Salvatore sceglie di non salvarsi, perché vuole che sia l'uomo a salvarlo. Il bambino che Erode vuole uccidere oggi, perché ne ha paura, è la carità, la solidarietà, il cristiano impegnato. Gesù va salvato, va accolto, va portato; questo è lo stile di Dio, che lasciandosi salvare ci salva, perché facendosi piccolo e bisognoso, entra nella nostra vita.

Signore sei grande.