Omelia (30-12-2007)
mons. Vincenzo Paglia
Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto

Oggi il Natale torna, e torna perché nessuno si lasci sorprendere dalla smemoratezza. L'angelo, come già fece con Giuseppe, dice anche a noi: "Prendi con te il bambino e sua madre!". Sì! Dobbiamo prendere con noi il bambino, accoglierlo nel nostro cuore, nella nostra vita, nei nostri pensieri. Natale è prendere con sé il bambino. Non è una esortazione morale, come a dire: a Natale tutti siamo un po' più buoni. Il Natale è una questione di vita o di morte. C'è infatti chi vuole uccidere il bambino. Il Vangelo parla di Erode, il quale è certo una persona fisica, il primo di altri Erode che si avvicenderanno lungo il corso della vita di Gesù e anche in quella della prima comunità cristiana degli Atti degli Apostoli. Erode, potremmo dire, non è finito; è la strategia del male che continua ad operare nel mondo, che non cessa di mietere vittime deboli e innocenti. Quanti sono i bambini mutilati a causa dei combattimenti! E quanti sono vittime delle varie forme di violenza! Le minacce di morte non sono relegate solo alla pagina evangelica dell'uccisione dei bambini innocenti, gli Erode di questo mondo continuano a fare stragi. Per questo il Vangelo di Natale torna, e con forza continua a dire: "Prendete il bambino e sua madre". Gesù è ancora minacciato; minacciato nella vita dei più deboli. Talora è minacciato anche dal nostro cuore. È facile escluderlo dal cuore, allontanarlo dalle nostre preoccupazioni. È facile dimenticarsi di questo bambino. Eppure in lui è racchiusa tutta la nostra salvezza.
Oggi la liturgia ci presenta la Santa Famiglia di Nazareth per ricordarci che i bambini, i piccoli, gli indifesi, hanno bisogno di una famiglia per essere salvati. Pensiamo ai bambini delle nostre famiglie e ai tanti bambini abbandonati sia nel nostro paese che nel mondo. Senza una famiglia i piccoli non potranno crescere nella salute del corpo e in quella del cuore. Si può anche dire che la famiglia a volta non basta. È vero, soprattutto quando manca l'amore. Ebbene, il Natale torna per dire a tutti, a tutte le famiglie, di accogliere Gesù, ossia l'amore. Possiamo dire che il Vangelo di oggi è come l'angelo che parlò in sogno a Giuseppe per dirgli di prendere con sé il bambino e la madre. È un invito rivolto anche a noi. Sì! Dobbiamo prendere con noi il bambino, accoglierlo nel nostro cuore, nella nostra vita, nei nostri pensieri. La liturgia della Chiesa vuole che noi in questo giorno contempliamo Maria e Giuseppe con Gesù. È la famiglia di Nazareth. Il Vangelo di Matteo ci dice che la famiglia è stata necessaria anche per Gesù; anche lui ha avuto bisogno di una famiglia.
Ma, nello stesso tempo, si deve anche dire che Maria e Giuseppe hanno avuto bisogno di Gesù. Senza di lui questa famiglia neppure sarebbe iniziata; si sarebbe rotta sul nascere. Gesù è il vero tesoro della famiglia di Nazareth, la ragione della vita di Maria e di Giuseppe. In questo senso sono ambedue esemplari per le famiglie cristiane. I genitori sono chiamati a imitare l'obbedienza di Maria e di Giuseppe alla parola dell'angelo, ossia alla Parola di Dio, per essere padri e madri secondo il Vangelo; devono avere la loro stessa preoccupazione di seguire Gesù, di non perderlo e comunque di cercarlo sempre. I figli possono guardare l'amore di Gesù per Giuseppe e Maria. Come non ricordare le parole di Gesù sulla croce quando affida l'anziana madre al giovane discepolo? Gesù resta il centro della famiglia e il maestro dell'amore. Senza Gesù, ossia senza l'amore, la famiglia di Nazareth si sarebbe rotta sul nascere. Giuseppe obbedì all'angelo, prese con sé Maria e il bambino e divenne partecipe del grande disegno di Dio.
Prendiamo Gesù con noi e saremo salvi. Prendiamo Gesù con noi e sapremo vivere assieme, in famiglia e con gli altri. Ascoltiamo la parola dell'angelo, ossia il Vangelo, e sapremo percorrere le vie della vita, sapremo evitare i pericoli, e comunque trovare il nostro Egitto, il nostro rifugio, anche se ci costa sacrifici e dolori. Se sappiamo guardare quel bambino debole e prenderlo con noi, sapremo - come scrive il Siracide - onorare il padre e la madre anziani, e nelle loro difficoltà li compatiremo e non li disprezzeremo. Il bambino di Betlemme ci insegna a guardare e amare i bambini, i nostri e gli altri; e i genitori saranno più capaci di volersi bene. Chi prende con sé Gesù impara ad amare; al contrario, chi prende con sé solo se stesso, resta chiuso nel suo egocentrismo e si incattivisce. Il Vangelo del Natale torna perché ognuno di noi si rivesta dei sentimenti di Gesù. L'apostolo Paolo ce lo ricorda: "Rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente". Mentre ci avviamo al termine di quest'anno e stiamo per iniziarne un altro, vogliamo porre il nostro uscire e il nostro entrare sotto lo sguardo del Signore. L'apostolo Paolo ci esorta: "Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre".