Omelia (30-12-2007)
mons. Roberto Brunelli
Una famiglia in difficoltà

La celebrazione del Natale è accompagnata da altre che invitano a riflettere sulle sue valenze: le domeniche di Avvento hanno parlato della fedeltà di Dio, che ha mantenuto la promessa di mandare agli uomini un liberatore; martedì sarà una festa di fede, non perché è capodanno ma perché, di quel Liberatore, si considera la Madre; l'Epifania punterà l'attenzione sul fatto che Egli è venuto nel mondo non per restarvi nascosto ma per farsi conoscere da tutti gli uomini. Questa domenica è dedicata a considerare che, fattosi uomo, il Figlio di Dio ha voluto avere una famiglia umana.
Per riflettere sulla famiglia in cui è nato, la liturgia propone quest'anno l'episodio della fuga in Egitto: saputo che il re Erode cercava il bambino per ucciderlo (e allo scopo, si sa, il tiranno non esitò a far mettere a morte tutti gli innocenti neonati di Betlemme), Giuseppe prende la sposa e il bambino e li porta al sicuro "all'estero", dove rimane sino a quando non potrà riportarli nella sua casa di Nazaret.
Una famiglia tribolata, quella scelta da Gesù: dapprima un decreto del governo romano costringe Giuseppe a lasciare il suo paese per affrontare un lungo viaggio, con la sposa che, quasi al termine della gravidanza, non è certo nelle migliori condizioni per sostenerne i disagi; giunti a Betlemme, non trovano di meglio che far nascere il bambino in una stalla; neppure il tempo di rimettersi, ed ecco la necessità di fuggire, con tutte le incognite, le paure e i problemi dell'andare verso l'ignoto. Una famiglia tribolata, che richiama tante altre situazioni anche del nostro tempo: dai profughi del Darfur costretti da anni alla paura sotto una tenda nel deserto, agli emigranti costretti a separarsi dai loro cari, e magari annegati nel Mediterraneo prima ancora di raggiungere la meta; dai perseguitati e incarcerati sotto regimi tirannici, ai genitori straziati dal non avere di che nutrire i loro bambini. Gesù ha assunto l'umanità, anche partecipando a tutti i suoi dolori.
La famiglia di Nazaret richiama anche le tante famiglie disastrate non per mali cui soggiacciono senza colpa, ma solo per l'egoismo di uno o di entrambi i coniugi: l'egoismo di chi pensa a sé, accantonando attenzione, comprensione, pazienza; l'egoismo di chi chiude gli occhi e il cuore davanti alle sofferenze che provoca, in particolare nei figli; l'egoismo di chi rinuncia a intendere l'amore nel suo significato pieno e davvero appagante. Gesù ha voluto nascere in una famiglia, anche per richiamare il valore dell'amore autentico, di un uomo e una donna tra loro e verso i figli. E nella famiglia di Nazaret si può comprendere che cosa motiva e sostiene l'amore: la ricerca della volontà di Dio, l'accoglienza del suo progetto su di loro, che malgrado le apparenze è sempre e soltanto un progetto d'amore. Maria e Giuseppe hanno saputo affrontare oscurità e difficoltà, nella convinzione di rispondere così alla volontà di Dio, certi che Egli tutto orienta al bene, anche se ai loro umani e dunque limitati orizzonti non sempre era immediatamente chiaro. Gesù ha voluto avere una famiglia, anche per proporla come modello a tutte le altre.