Omelia (27-05-2007)
don Daniele Muraro


Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

La festa di oggi è dedicata alla terza persona della santissima Trinità, lo Spirito santo. Lo Spirito santo ce l'ha fatto conoscere Gesù. Tutto viene da Dio Padre. Gesù fu mandato nel mondo per volontà del Padre. Anche lo Spirito scende dal cielo sugli apostoli e su tutti i credenti, perché è inviato da Dio Padre. Lo Spirito santo però è anche lo Spirito di Gesù. Egli viene nel suo nome. Quando uno agisce nel nome di qualchedun altro significa che ha la sua autorità e la sua potenza. In particolare lo Spirito santo è il vero titolare della Parola di Gesù. Ciò significa che solo lui la può spiegare in maniera completa e autentica. Noi diciamo che la sacra Scrittura è ispirata, ossia è stata composta sotto ispirazione dello Spirito santo. Anche la spiegazione di questa Parola di Dio messa per iscritto nella Bibbia deve essere ispirata, ossia deve essere guidata dallo Spirito santo.
Il Concilio Vaticano II conferma: "Le verità divinamente rivelate, che sono contenute ed espresse nei libri della sacra Scrittura, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo. La santa madre Chiesa, per fede che risale agli apostoli, ritiene sacri tutti interi i libri sia del Vecchio che del Nuovo Testamento; essi hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa. Per la composizione dei libri sacri Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte."
Ogni volta che apriamo la Bibbia, occorre che invochiamo questo Spirito santo, perché ci assista nella sua comprensione, nell'interpretazione e nella applicazione. Lo Spirito santo è luce dei cuori, senza di lui brancoliamo nel buio spiritualmente e solo attraverso di Lui le parole di Gesù diventano chiare e attuali.
Gli insegnamenti di Gesù trasmessi nel Vangelo sono importante. Gesù stesso ne fa il criterio per giudicare se lo amiamo.
"Se uno mi ama, osserverà la mia parola... Chi non mi ama non osserva le mie parole". Per osservare le parole di Gesù e quindi per non fare come degli ascoltatori distratti che subito si dimenticano quello che hanno udito, ma per conservare nella mente e praticare con le opere l'insegnamento di Gesù, occorre uno sforzo personale. Non è per niente facile mettere in pratica le parole di Gesù.
Per qualcuno la difficoltà può consistere nella comprensione oppure nella memoria e quindi nella mente. Per qualchedun altro la difficoltà invece può risiedere nella volontà. C'è chi non riesce bene ad afferrare tutti i discorsi del Vangelo e capire che cosa intende Gesù quando parla di Dio suo Padre e delle esigenze della vita cristiana e ci può essere chi capisce con sufficiente chiarezza che cosa Dio vuole da lui attraverso le parole del Vangelo, ma non sa mai decidersi ad attuare quell'indicazione ricevuta.
E' importante per tutti rendersi conto che la parola del Vangelo proclamata ogni domenica non è del sacerdote che la spiega e neanche dei suoi superiori, ma viene da Dio stesso. Stando così le cose questa Parola di Dio per essere accettata ed accolta da parte di chi la ascolta nell'assemblea deve trovare un principio di corrispondenza in ciascun fedele. La Parola ispirata da Dio che ogni domenica viene proclamata nell'assemblea liturgica deve trovare un'analoga ispirazione dentro il cuore di chi ascolta.
Questo principio di corrispondenza fra la voce esterna e quella interiore non può che essere lo Spirito santo.
Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene, abbiamo sentito al principio della seconda lettura. Noi abbiamo ricevuto lo Spirito santo nel momento in cui siamo diventati cristiani, ossia nel battesimo e questo dono è stato confermato dall'altro sacramento specifico per il conferimento dello Spirito santo che è la Cresima. A motivo di questo duplice passaggio, lo Spirito santo non solo è venuto su di noi, ma vi abita, cioè ha preso dimora in noi se rimaniamo nella grazia di Dio che abbiamo ricevuto.
La conseguenza di questa inabitazione dello Spirito santo dentro di noi è che noi possiamo pensare e agire a livello non più solo umano, ma divino. In quanto uomini siamo soggetti all'incertezza e alla precarietà dell'esistenza. I nostri giudizi sono sempre sottoposti alla smentita della realtà o al mutamento dei nostri punti di vista.
Attraverso il dono dello Spirito santo noi vediamo le cose dal punto di vista di Dio. Ciò naturalmente non significa che ci possiamo sostituire a Dio, piuttosto siamo associati a Lui. E' come se Dio ci chiamasse in alto accanto a sé e ci mostrasse le cose come le vede Lui. Per avvicinarci a Dio dobbiamo lasciar cadere la paura, ma non possiamo abbandonare il timore di Dio e la venerazione verso di Lui.
San Paolo specifica questo punto al termine di un lungo ragionamento nella seconda lettura: "Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!"
Il senso di questa parole è il seguente: se ci siamo distaccati dall'egoismo per vivere come figli di Dio è perché Dio ce ne ha dato la possibilità attraverso la morte e la resurrezione di Gesù. Gesù con la sua morte in croce ha tolto di mezzo il nostro egoismo, e con la sua resurrezione Egli stesso ci ha fatto il dono dello Spirito santo. Quindi non dobbiamo avere più una paura irrazionale, angosciosa, da panico di Dio, ma dobbiamo fare crescere invece in noi il suo santo timore, cioè la preoccupazione di non addolorare con la nostra disubbidienza un Padre tanto buono da mandare a noi il suo Figlio e lo Spirito santo.
L'amore purifica il timore. Nell'amore non c'è il timore, ossia il timore umiliante dell'estraneo verso un potente, ma esiste certamente il timore confidente del figlio che, come tale, impone a se stesso dei limiti, perché sa che tutto quello che ha ricevuto lo ha avuto non per suo merito, ma per grazia, per un dono gratuito e inaspettato.
Lo stupore che prese gli ascoltatori degli Apostoli il giorno della prima Pentecoste cristiana, deve rimanere ancora il nostro atteggiamento di riverenza, di adorazione e di lode nei confronti delle grandi opere che Dio.
"Coloro che temono il Signore, non disobbediscono alle sue parole" anzi "cercano di piacergli e tengono pronti i loro cuori" dice il libro del Siracide.
Fu questa la condizione in cui lo Spirito santo trovò gli Apostoli nel Cenacolo quel giorno che scese su di loro, sia questo anche il nostro stato d'animo oggi e ogni volta che veniamo alla Chiesa per la celebrazione dei divini misteri.