| Omelia (09-12-2007) |
| LaParrocchia.it |
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Preparare le strade E' già trascorsa una settimana del breve ma incisivo cammino d'Avvento. All'attesa per la seconda venuta di Gesù, fa eco da oggi, nella liturgia, l'attesa nella storia della salvezza per la sua prima venuta. L'attesa dei profeti, dei re, dei sacerdoti e dell'intero popolo di Israele sta per finire. Il signore sta per visitare il suo popolo e concedere un nuovo liberatore: il Messia. Come allora riuscire a passare dal "vecchio" al "nuovo" con continuità? Come conservare il rapporto comunicativo tra Dio e il popolo senza creare drammi dovuti alla "visibilità" di Dio stesso ("chi vede me, vede il Padre")? Come indicare al popolo la strada da percorrere per entrare nel "nuovo"? Come riconoscere i segni e la presenza dello stesso Messia? Ecco Giovanni Battista, la porta attraverso la quale dal vecchio si passa al nuovo. L'ultimo grande profeta: tra i nati di donna nessuno è più grande di lui. Si, Giovanni Battista proprio lui è chiamato a preparare il popolo ad accogliere il Messia. Ma già nella sua persona si vede che il nuovo non è più questione di forza fisica, ma di "debolezza"; non più di eserciti armati, ma di operatori di pace. Non più di liberazione da un nemico fisico, ma liberazione da un nemico invisibile che rende schiavi più degli altri. Come nella liberazione guidata da Mosé il popolo attraversò il deserto per entrare nella terra promessa, così ora Giovanni invita a partire dal deserto della propria vita per cambiare vita. Il deserto, dove vive e opera Giovanni, è il luogo della prova della fede e dell'incontro con Dio. Attraverso questa solitudine si capisce l'immensità dell'amore di Dio e si è pronti a cambiare vita per entrare nel nuovo, nel regno di Dio. Anche a noi oggi Giovanni ci chiede di preparare la via del Signore in noi, di entrare nel deserto di noi stessi per raddrizzare i sentieri della vita in quella del Signore. Approfittiamo di questa seconda settimana d'Avvento per convertirci all'amore, alla giustizia, alla solidarietà. Presto! Bisogna "dare frutti". Possiamo farlo, perché Dio ci tende la mano. |