Omelia (09-12-2007)
mons. Vincenzo Paglia
Convertitevi: il Regno dei cieli è vicino!

In questa seconda domenica di Avvento la liturgia ci invita a guardare il Battista. Scrive l'evangelista: "In quei giorni comparve Giovanni Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino". È una voce, che grida. Può restare una voce tra le tante; può essere facilmente allontanata; possiamo cercarne altre meno dure, più suadenti, che ci rassicurano perché non ci chiedono niente e ci danno sempre ragione. Oggi ci vien chiesto di ascoltare Giovanni Battista: è la voce più alta dell'uomo. Esprime l'attesa che il mondo intero ha di salvezza. I farisei l'ascoltano con sufficienza. "Abbiamo Abramo per padre", pensano tra loro. Sono tranquilli e non vogliono farsi agitare; credono di poter evitare lo sforzo del cambiamento. Forse giudicano umiliante per gente importante come loro mettersi a dare frutti, misurarsi con le difficoltà vere. Forse provano fastidio per una voce così diretta, personale, abituati come sono a fare da soli, a non sentire nessuno, ad obbedire ad una legge senza amore.
Il Vangelo ci invita a prendere sul serio l'invito di Giovanni Battista. Egli non fugge il deserto per starsene nella tranquillità dell'amore per sé. Giovanni "compare" nel deserto, entra in questo luogo difficile dove non ci sono sicurezze e sono tanti i dubbi e le domande. Egli tralascia le tante cose che possono occuparci e distrarci: sta nel deserto davanti a Dio. In queste settimane di Avvento facciamo un po' di silenzio e, di fronte ai drammi del mondo, prendiamo in mano il Vangelo. Sentiremo anche noi Giovanni ricordarci che la scure è posta alla radice degli alberi: che non è vero cioè che c'è sempre tempo, come uno sconsiderato ottimismo vuole farci credere. Dare frutti significa non restare sterili come chi tiene tutto per sé e non regala mai niente. Tutti possiamo dare frutti di bontà, di amore, di sensibilità. Non sta a noi misurare i frutti e comunque Dio non disprezza nulla, neppure un filo d'erba. Dunque: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino".
Convertirsi significa ascoltare il Vangelo. Nessuno è tanto lontano, rovinato, piccolo, vecchio da non poterlo fare. Non è un imperativo astratto, lontano dalla vita. Noi cambiamo per amore, non per una legge! E non c'è nessuno che sia così buono da non doverlo fare! Cambiare è anche fatica, perché qualche volta siamo così abituati a quello che siamo da sembrarci troppo duro. Come faccio a cambiare? Sono ormai anni che agisco sempre così, mi arrabbio per niente, reagisco sempre allo stesso modo, ho poche parole di amore per gli altri, non so chiedere perdono, penso solo a stare bene, e così di seguito. Sono a tal punto diventato regola a me stesso da non riuscire ad ascoltare davvero. A volte delusi diciamo: "Ci ho provato, ma poi mi ritrovo quello di sempre". Convertirsi è un cammino lento. Ma guai a pensare che ognuno deve essere se stesso, fino in fondo, sempre. Resteremmo prigionieri della nostra solitudine. Ed è ovvio che non basta cambiare situazione e contesto per essere diversi. Dobbiamo metterci davanti al Signore e ascoltare la sua Parola perché giunga sino al cuore e lo trasformi.