| Omelia (09-12-2007) |
| mons. Antonio Riboldi |
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Ancora quella voce ‘grida’ Siamo ancora affascinati, credo, dalla bellezza di Maria, Madre di Gesù, Immacolata, preservata dal peccato originale, che è la triste eredità che ci portiamo addosso, ma da cui Gesù verrà a liberarci - è già venuto - sempre che vogliamo, con l'aiuto della Sua Grazia, entrare nella visione nuova e vera della 'vita con Cristo e per Cristo'. Respira l'aria nuova dell'attesa dell'Amore, chi non si lascia affascinare dal bugiardo modo del mondo di interpretare il più grande gesto di amore di Dio, che è il Natale di Gesù, con un inutile e vuoto spreco di doni, che nulla hanno a che fare con il DONO DEI DONI, che il Padre ci ha fatto con Suo Figlio. Il grande profeta Isaia, oggi, ci fa come pregustare i cieli nuovi e la terra nuova, che dovrebbe essere la Presenza dell'incredibile potenza di amore che è Gesù tra noi e con noi. "In quel giorno un germoglio spunterà dal tronco di iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo Spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore... Il lupo dimorerà con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme ai loro piccoli. Il bambino metterà la mano nel covo dei serpenti velenosi. Non agiranno più iniquamente ne saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare" (Is 11, 1-10). Il profeta prospetta un mondo diverso da quello che l'uomo è abituato a vivere e stiamo drammaticamente vivendo...come se il Santo d'Israele non fosse ancora venuto tra di noi o, con più verità, perché l'uomo non sa deporre la sua cattiveria e chiude la porta all'Amore che è vicino e tra di noi, in Gesù. Non abbiamo più parole per deprecare quanto avviene e ci fa stare male, tanto male, e allora ci abbandoniamo ai sogni di un futuro diverso, che non sarà mai possibile, se non creeremo, in noi, un cuore nuovo, disarmato, umile, come la grotta che accolse Gesù nel suo Natale. Viene la voglia, in tanti, di alzare gli occhi al cielo e di pregare: 'Vieni presto Signore Gesù!'. Ma Lui è già vicino e attende solo che Gli facciamo posto, riscoprendo la bellezza che Dio ha messo in noi, donandoci la vita. Finché però noi celebriamo il Natale come una grande abbuffata di consumismo, davvero 'per Lui non c'è posto'. Per questo la Chiesa, oggi, ci propone, nel Vangelo, la parola del Profeta Giovanni Battista che, senza mezzi termini, invita a cambiare modo di pensare e vivere. "In quel tempo - racconta Matteo - comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino! Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano le locuste e miele selvatico. Allora accorrevano a lui da Gerusalemme e da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; e confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano" (Mt 3, 1-12). Ma è facile sbarazzarci di una mentalità, di uno stile di vita, che impedisce l'incontro con Dio? È vero che - mai come ora - tanti, ma tanti, sentono il bisogno di un mondo più giusto, più buono, a cominciare da ciascuno di noi. Ma poi ci accorgiamo che le abitudini, il male, ha messo radici così profonde da giungere a dubitare di poter cambiare stile di vita, assumendo quella secondo i 'disegni' del Padre, in cui solo potremmo trovare il vero senso e la vera serenità. Diventiamo consapevoli che da soli non riusciremo mai a risorgere. Ed è proprio questo il momento in cui la Grazia si fa vicina e aiuta a riportarci nella gioia di una vita secondo Dio. "Oggi - affermava Paolo VI - il termine 'cristiano' sembra svigorito da quanti ancora lo usano per dare una generalissima ed estrema qualifica alla vita, alla cultura, alla civiltà, le quali del cristianesimo hanno la bonifica impronta, ma che cercano appena possibile di dimenticarlo o di risolverlo in altre formule, laiche, non impegnative alle supreme e vitali conseguenze che il nome di cristiano porta con sé. Un Natale senza Cristo e un nome cristiano senza fede in Cristo, sono irrisori alla verità divina e all'intelligenza umana" (Natale 1955). Non resta che avere il coraggio di mettere in gioco tutto di noi, dalla fede allo stile di vita, e ascoltare la parola del Profeta: "Convertitevi!" La sanno 'i convertiti' la gioia che si prova nel cambiare vita. È infinita gioia. La ricordo in quel santo prete, mio confratello, don Clemente Rebora, che, dopo un lungo cercare e come brancolare nel buio, alla fine si arrese alla Grazia, tramite il Card. Schuster, e chiese di essere ammesso tra i Padri Rosminiani a 40 anni. Era mio padre spirituale, quando ero giovane. Con lui ho vissuto momenti incredibili durante le vacanze alla Sacra di S. Michele. Davvero per lui il passato non esisteva più, in ogni aspetto: dalla musica alla poesia, alla letteratura. Contava solo Cristo. E bastava stargli vicino per 'vedere come si vive Cristo'! Una vita da cielo e non da terra! Come vorrei con voi essere come lui! Rimanga almeno vivo il desiderio, che si fa preghiera, con le parole del grande Card. Newman: "Conducimi per mano, Signore, luce di tenerezza: fra il buio che mi circonda, conducimi per mano. Cupa è la notte e io sono ancora lontano da casa, conducimi per mano. Guida il mio cammino: non pretendo di vedere orizzonti lontani, un passo mi basta. Un tempo era diverso, non ti invocavo perché tu mi conducessi per mano. Amavo scegliere e vedere la mia strada, ma adesso conducimi per mano. Amavo il giorno abbagliante, disprezzavo la paura, l'orgoglio dominava il mio cuore. Tu dimentica quegli anni. Sempre fu sopra di me la tua benedizione: sono certo che essa mi condurrà per mano, per paludi e lande, per balzi e torrenti, finché svanisca la notte e mi sorridano all'alba i volti di angeli amati a lungo e per un poco smarriti. Ma adesso...conducimi per mano, Signore!" |