Omelia (09-12-2007)
Omelie.org - autori vari


Il Regno di Dio è vicino, convertitevi. In momenti ben precisi della nostra vita, di cui conserviamo per sempre il ricordo, l'evidenza della vicinanza del regno si è imposta come un lampo folgorante. Forse il giorno della prima comunione o della cresima, forse il giorno del matrimonio o dell'annuncio del primo figlio tanto atteso, forse l'incontro con una persona, forse il momento della scoperta di essere capaci di amare, forse l'ora segreta dell'anima che inaspettatamente si è aperta alla Grazia. E nel medesimo tempo si è imposta l'urgenza della conversione, cioè di una completa inversione, su una strada che improvvisamente vedevamo condurci alla perdizione.

Ha avuto buon gioco la paura, forse quella paura del fuoco e della collera che Giovanni Battista ha annunciato: "Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco". O la paura di perdersi nel cammino, la paura di scoprirsi nudi, o quella di camminare sulle onde del mare. Tuttavia, la paura non è che un preliminare e non potrebbe essere sufficiente da sola. All'inizio di ogni conversione c'è qualcosa di più. Una certa pace che pervade il cuore e che si spande nel corpo e nell'anima; un sentimento di dolcezza che fluisce in noi, dischiude la gola, apre la bocca e libera la parola; un desiderio improvviso di verità e di trasparenza, di rinnovamento integrale e di riconoscenza. Sono gli effluvi del Regno ormai vicino che già ci inondano e ci preparano al grande Avvento di Dio. Una corrente segreta che infrange in noi ogni resistenza, rompe il guscio e libera il frutto che contiene.

Se allora corriamo, non è per fuggire, ma perché ci sentiamo portati, sospinti da un fiume che sale dall'interno e ci muove. Il battesimo che Giovanni dava ai Giudei veniva incontro al bisogno di un gesto esteriore. Ma non c'era solo il rito di scendere nell'acqua e di risalire purificati e rinnovati. "Si facevano battezzare, dice il Vangelo, confessando i loro peccati".

Una confessione dei peccati che è una esplosione irresistibile, un torrente incontrollabile, ma prima di tutto un'immensa pace, e una gioia senza fine. Il termine 'confessione' esprime molto bene il fenomeno, perché lo stesso verbo è usato come sinonimo di lodare. Si confessano i propri peccati così come si confessa la misericordia di Dio. Nessuna confessione dei peccati è possibile al di fuori della luce purificante, riposante, della misericordia. Non c'è confessione che non sia, allo stesso tempo, un inno e una Eucarestia all'amore di Dio. Non c'è peccato confessato serenamente che non sia già stato perdonato nel momento stesso in cui l'impulso della conversione interiore giunge alle labbra. Lodate il Signore, perché è buono, perché eterno è il suo amore. In questa duplice confessione, del peccato e della misericordia, nel momento cruciale della nostra conversione siamo già sulla soglia del Regno vicino.

Un giorno il battesimo ci ha rinnovati interamente. Ma lo continua a fare anche oggi, perché può essere sempre ripreso e rinnovato ogni volta che ci abbandoniamo al pentimento e alla conversione che nasce nell'intimo del nostro cuore. Conversione e confessione che non hanno mai fine, non solo perché non cessiamo mai di averne bisogno, ma soprattutto perché Dio non smette mai di chiamarci pazientemente e di attrarci nell'orbita del suo Amore.

La pazienza di Dio. La pazienza dell'uomo. Quante fratture "insanabili", quante incomprensioni potrebbero essere sanate se non avessimo fretta di vedere i risultati del nostro sforzo, delle nostre parole, della nostra stessa abnegazione. La pazienza di Dio ci insegna che tutto è redimibile, i rapporti più usurati, i figli più lontani, i padri più inaccettabili, tutto è recuperabile.Anzi è in qualche modo già stato recuperato, salvato, redento dal Signore. Inserito nel mistero dell'Amore che tutto comprende anche se deve aspettare anni o tutta una vita per rivelarsi.

Commento a cura di Stefano e Teresa Cianfarani