Omelia (02-12-2007)
don Ricciotti Saurino
Il pub

(La storia di Lorenzo 1)

La piazza è affollata come in una giornata di mercato, ma non ci sono bancarelle, solo le insegne di qualche "pub"e nell'aria odore di fritto. Alla debole luce dei lampioni si scorgono crocchi di giovani intenti a parlottare. Sembra una convocazione urgente per un argomento importante, che non può essere assolutamente rimandato a domani. Ed invece è l'assembramento quotidiano di "quelli della notte".
Ho avuto una giornata frenetica ed ho diritto a fare quattro passi e a rivedere gli amici. Non ho bisogno di andare in giro, al solito posto li trovo tutti.
Ecco Gigi, che ha finito di studiare e vuole sgranchire le ossa che rischiano di anchilosarsi allo scrittoio. Lui è una pila che si ricarica ad energia lunare.
Mena, che per non mancare all'appuntamento serale, più importante della casa e della famiglia, ha lasciato il tinello nel disordine del dopo cena. Qualcuno provvederà! Per lei la notte non si tocca, serve a riordinare le idee!
Nella, che ha girato per casa tutto il pomeriggio per decidere cosa indossare e, insoddisfatta dei vari abbinamenti, alla fine ha infilato i jeans sbrigativi. La notte porta consiglio!
C'è Toni, che ha da comunicare la quotidiana scoperta favolosa fatta in internet. Di giorno comunica per modem, di notte di persona.
E non mancano i tifosi, pronti a riaccendere la discussione quando scarseggiano gli argomenti.
Sono le undici, e anche se sopraggiunge una leggera nebbiolina, nonostante il freddo e l'umidità, si sta lì impalati a ripetere, come una lezione da mandare a memoria, le frasi dette e ridette almeno cento volte. Solo l'umorismo di Andrea rimane inossidabile, anche quando racconta ad ogni nuovo arrivato la stessa barzelletta.
Perfino il campanile s'è stancato di battere i rintocchi, uno e basta, ma neppure questo segnale dirada l'assembramento. Adesso comincia il bello... e il bello è la sfida della notte!
Tanto domattina si dorme! E tutti sanno che guai a chi osa disturbare, dopo una nottata passata senza chiudere occhio.
Eppure, quanta preoccupazione aveva mamma quando le dicevo durante il servizio militare che dovevo fare la guardia di notte. Le ore non passavano mai e il sonno era sempre in agguato, anche se dopo, al rientro, tornavano le energie per scherzare con i commilitoni.
Sono le due e, forse, è l'ora di bere qualcosa, in barba a quelli che perdono il tempo sotto le coperte. Non c'è tempo da perdere, adesso si è giovani e la giovinezza va vissuta ad occhi aperti e senza orologio.
Marco racconta, ridendo, del datore di lavoro che gli aveva prospettato la possibilità di fare ogni tanto dei turni di notte. Ha tremato al solo pensiero ed ha rinunciato decisamente dicendo di non sentirsela di stare sveglio.
Sono appena passate le tre e gli occhi sono sgranati come in pieno giorno e non come è capitato a Luca che, quando doveva vegliare il nonno, che stava male, non è stato capace di oltrepassare le undici.
Qualcuno comincia a scemare, non per sonno, ma perché un gruppetto ha deciso di fare una scorazzata in auto, così senza una meta, per provare l'ebbrezza di circolare in piena notte per le strade deserte della città. E' il gusto di riappropriarsi della libertà al rombo di un motore. Il silenzio è per chi dorme!
E' quasi l'alba e decidiamo di avviarci rumorosamente verso casa. Passando davanti ad una chiesa, sbadigliando senza ritegno, scorgo, nonostante gli occhi arrossati, un manifesto che a caratteri cubitali dice:" Prima domenica di Avvento: VEGLIATE!"
Ridendo, chiedo agli altri:" Come si fa?"
***
Questo ha scritto Lorenzo su di un foglio appena rientrato a casa e la mamma si è meravigliata di trovarlo ancora sveglio alle otto. Non poteva infilarsi nel letto al pensiero di quel "vegliate". Gli suonava strano dopo una notte passata a ridere e scherzare banalmente.
Gli occhi gli si chiudevano da soli nel tentativo di obbedire a quell'invito.
Come si fa a vegliare quando si è così stanchi? Poi un lampo e una liberazione: vegliare non vuol dire stare ostinatamente svegli. Vegliare vuol dire mettere animo alle cose vere, essere capaci di riordinare e, forse, anche di trasformare.
Il Profeta Isaia, se fosse vissuto ai nostri giorni, vedendo la piazzetta piena di visitatori notturni, avrebbe usato altre immagini, anziché quella delle spade trasformate in vomeri e delle lance in falci.
Avrebbe invitato a riordinare la vita, a trasformare lo stazionamento in energia per gli altri, a non scambiare la notte con il giorno usando l'una e l'altra solo per se stesso, a raccogliere la sfida non per vedere l'alba, ma per camminare nella luce.
Ma se si sta troppo bene così, nulla potrà farci resistere al sonno. Se invece vogliamo far luce nella nostra vita, allora saremo capaci di attendere l'alba.
Buona notte, Lorenzo, la tua riflessione alle sei del mattino è stata la tua veglia e, quando riaprirai gli occhi, potrai prepararti ad accogliere una nuova Luce.
Arriva, preparati!