| Omelia (18-11-2007) |
| don Mario Campisi |
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Attenzione all'uomo: può taroccare Cristo Penultima domenica dell'anno liturgico: richiama a riflettere sulle traversie dell'uomo e sulle alterne vicende di città e nazioni. Sappiamo che la nostra permanenza su questa terra è provvisoria, purtroppo non ci comportiamo di conseguenza. Il discorso di Gesù nel Vangelo è detto escatologico perché parla delle cose ultime: fine di Gerusalemme e fine del mondo. Certamente è per noi un linguaggio apocalittico e quindi misterioso; ma qualcosa è ben chiara: per tutti e per tutto c'è la fine. Alcuni non meglio identificati parlano dello splendore abbagliante del tempio. Gesù, invitato ad associarsi alla discussione, descrive la scena da lui profetizzata con immagini terrificanti e apocalittici: al posto di quella mole superba che arricchiva il tempio un mucchio di rovine. Facciamo parte di un sistema di esistenza o di vita all'insegna del transitorio. Tutto nasce e tutto muore: la cellula, l'uomo, la terra, il sole, le stelle. Il piccolo uomo guarda, registra, annota. Da quanto sappiamo è l'unico essere capace di leggere questi avvenimenti, di trarne (forse!) lezione. Gli altri avvenimenti più che vivere sono vissuti e quindi coinvolti e travolti: l'uomo è lui stesso costruttore e distruttore. In tutto questo c'è qualcosa di ambiguo: da un lato l'uomo non sfugge al vortice del comporre e dello scomporre che domina l'universo; dall'altro lato in virtù della sua intelligenza supera tutti i cataclismi. La rivelazione rende ragione dell'ambiguità dell'uomo e parla della sua precarietà sulla terra. Non possiamo interessarci solo agli ultimi problemi. L'attenzione deve andare a quelli intermedi che poi fanno un tutt'uno con gli ultimi e li preparano. Quel futuro è dono, perché il tempo non può costruire l'eterno, né la terra il cielo, né la materia lo spirito; ma quel dono no si sovrappone indistintamente allo stesso modo per tutti, ma si commisura a quello che trova, cioè a quello che sarà stato preparato. Il tempo intermedio, secondo il Vangelo di oggi, è all'insegna della prova. Cristo – la salvezza – contrabbandato: "Sono io" così ha preteso dire qualcuno. Siamo nell'epoca dei surrogati e delle falsificazioni: anche nei riguardi di Cristo. Occorre chiarezza di idee e di fede. Il cristianesimo possiede la migliore chiave di lettura dell'uomo e delle sue vicende: non si lasci intimidire dal fracasso altrui che spesso usa lo strepito perché manca di valide motivazioni e proposte. Il tempo intermedio è tempo di lavoro. Ricusiamo l'efficientismo come metro della persona: non sempre chi più produce più vale. Ma il cristiano non può tirarsi indietro quando c'è da lavorare perché questo è il senso del tempo intermedio: il suo lavoro costruisce il mondo di oggi e prepara quello di domani. Non possiamo lasciare il mondo di oggi a chi non possiede la luce di Cristo e parte da principi sbagliati o comunque imperfetti. Ma è proprio necessario costruire oggi un mondo migliore in preparazione di quello futuro? Se i due mondi sono diversi a che giova affaticarsi tanto? Due mondi diversi ma il soggetto è lo stesso: l'uomo; quest'uomo e questa umanità. Diversi ma unti nell'amore e nella libertà da perseguire qui e fruire là. Crescere personalmente in amore e libertà e far crescere gli altri. |