Omelia (21-10-2007) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte... così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Come vivere questa Parola? Il trionfo di Giosuè è legato alla preghiera perseverante, sofferta, insistente e senza interruzione di Mosè. L'invito alla preghiera assume, in tutta la Scrittura, quasi la forza di un comandamento come il comandamento dell'amore verso Dio e verso il prossimo. Il Nuovo Testamento poi, nel brano del Vangelo odierno in particolare, fa della preghiera incessante la chiave che apre la porta del cuore del Padre: "E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?... farà loro giustizia prontamente." Quanto è consolante questa Parola! Ma occorre pregare 'giorno e notte'; come la Sposa del Cantico dei Cantici, come la Sposa dell'Apocalisse: "Vieni presto, Signore Gesù! Maranatha! Si tratta di una preghiera che invochi, implori la giustizia sul mondo, cioè la santità di Dio, il Suo Regno, e non tanto di una preghiera ripiegata sui propri bisogni individuali, questi verranno esauditi come conseguenza, se sono per il mio bene. Mosè non pregava tanto per la vittoria di Israele sul nemico, quanto per il trionfo del Dio di Israele sui popoli circostanti, perché fosse da questi riconosciuta la Sua Signoria. Pregare incessantemente dunque perché "Venga il Tuo Regno", perché la fede non venga meno nel mondo, perché la parusia – il ritorno glorioso di Cristo – ci trovi vigili e uniti, nella comunione delle 'mani alzate' a invocare: Vieni presto, Signore Gesù! Maranatha! Mostraci il Tuo Volto! Oggi, nella pia pausa contemplativa, cercherò un angolo silenzioso e tranquillo, e in comunione con i 'viventi svegli' – monaci/che e quanti hanno fatto della preghiera continua la loro missione – ripeterò con intensità d'amore: Vieni Signore Gesù! Accresci la mia fede! Venga il Tuo Regno nel mondo! La voce di un Padre della Chiesa Se dunque vogliamo pregare che scenda su di noi il regno di Dio, questo gli chiediamo con la potenza della Parola: che io sia allontanato dalla corruzione, sia liberato dalla morte, sia sciolto dalle catene dell'errore; non regni mai la morte su di me, non abbia mai potere su di noi la tirannia del male, non domini su di me l'avversario né mi faccia prigioniero attraverso il peccato, ma venga su di me il tuo regno affinché si allontanino da me o, meglio ancora, si annullino le passioni che ora mi dominano e signoreggiano. Come infatti si dissolve il fumo, così esse si dissolveranno; come si scioglie la cera al cospetto del fuoco, così esse periranno. Quando venga tra noi il regno di Dio, tutte le cose che ora ci dominano saranno condannate alla sparizione. Gregorio di Nissa |