Omelia (30-09-2007)
LaParrocchia.it
Solidali con ogni povero che incontro

Fratelli nella fede,
Gesù c'insegna che vita presente prepara alla vita futura. E per farci capire questo suo messaggio c'invita a riflettere sulla parabola da Lui raccontata, allora ai farisei, ed oggi a ciascuno di noi. Di fronte alla casa del ricco c'è un povero, un affamato a cui basterebbe quello che cadeva dalla mensa del ricco. Ma nessuno gliene dava. Una frase già risuonata nel racconto del figlio scappato di casa (Lc 15,16), segno che manca ogni solidarietà. Inoltre, il povero è sulla strada, il ricco racchiuso in casa. C'è una barriera tra i due. Il povero è fuori, è malato, è coperto di piaghe e non ha nulla.
"Un giorno quel povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Anche il ricco morì e fu sepolto". Le due morti sono accostate, in rapida successione. La morte non risparmia nessuno. In questo mondo chi "ha un nome"? A chi sono dedicate le prime pagine dei giornali? Ai ricchi, a chi ha avuto successo. Per Gesù succede il contrario. Per Lui il ricco è un tale, mentre il povero ha un nome, si chiama Lazzaro. Gesù ci dice oggi, in quest'istante che l'esistenza in questo mondo di due classi di persone – i ricchi e i poveri – è contro il progetto di Dio. I beni sono stati dati per tutti e chi ne ha di più deve condividere con coloro che non hanno nulla.
Il peccato dell'uomo ricco è di essere già nel suo cuore, durante la sua vita, un separato. Alla separazione terrena tra i due, segue la separazione eterna. È qui che si decide la salvezza: o il denaro o Dio (Lc 16,13). Il ricco non fa male al povero, ma non fa niente per il povero, non si accorge di lui, lo ignora. Al ricco i suoi beni sono più cari che l'uomo stesso. Ama le cose, non le persone. Non ha amato, questa è la sua colpa. Il povero confida in Dio, mentre il ricco confida nei suoi averi. Il peccato del ricco consiste in questa chiusura nei confronti di Dio e nell'indifferenza verso il prossimo bisognoso.
In diverse occasioni Gesù ci ha ripetuto che la vita umana non può essere resa sicura solo dai beni materiali. Infatti, chi potrebbe allungare di un solo istante il tempo della vita che Dio gli ha dato da amministrare? Tutto passa. Soltanto il bene compiuto resta per l'eternità.
Il ricco che ogni giorno banchettava lautamente tutti i giorni, ora ha fame e sete. Mentre, Lazzaro che in questa vita giaceva alla porta del ricco, ora in cielo è nelle braccia di Abramo, durante il viaggio è trasportato dagli angeli. Dio abita nel povero, Dio abita nelle piaghe del povero, direbbe Madre Teresa.
Oggi questa parabola ci invita a domandarci:
- che vale la mia preghiera, se io tengo tutto per me?
- che vale la mia comunione con il Signore, se io non entro in comunione con il povero che incontro?
- che vale il mio battesimo, se io non riesco a condividere la mia festa, se io non so essergli vicino perché possa anche lui sorridere alla vita?
Ogni volta che chiudiamo il cuore alle necessità del nostro fratello, ci condanniamo da noi stessi ad un futuro d'infelicità. La liturgia di oggi c'invita a ritornare all'amore per i poveri, alla speranza nella giustizia di Dio, alla fiducia nei confronti della sua Parola. Ma soprattutto ritroviamo la vocazione cristiana al distacco, alla generosità, alla donazione.
Aiutami Signore, ad essere ogni giorno, mano che dona, cuore che accoglie, volto che sorride, così da sentirmi solidale con ogni povero che incontro. (A. Dini).