Omelia (23-09-2007)
padre Paul Devreux


Abbiamo detto domenica scorsa che perdonare è la cosa più potente che si possa fare; è come risuscitare la vita, è trasformare una ferita in finestra. Oggi Gesù insiste con nuovi argomenti, per farci vedere quanto ci conviene non solo perdonare, ma anche donare tout-cour per avere amici e avvocati davanti a Dio.

Leggendo la parabola dell'amministratore disonesto faccio tante considerazioni sulla giustizia di Dio, sulla furbizia di quest'uomo, sul commento di Gesù che invita ha farsi amici anche con la disonesta ricchezza; ma fermandomi a riflettere vedo ben altro. Vedo che quest'uomo fa un'esperienza tragica. Da un giorno all'altro ha davanti a se la prospettiva di rimanere senza lavoro e con l'etichetta di ladro. Situazione opposta a quella che ha sempre vissuto.

E' la situazione che vive chiunque riceve una tegola in testa, perdendo il lavoro, la salute o tramite un lutto grave. Sono tutte quelle situazioni in cui sembra che il mondo ti casca addosso e perdi la speranza.

Qualcuno dice: "Ma è colpa sua, era disonesto!" Certo, e ha ragione il datore di lavoro che lo licenzia, ma questo non toglie nulla al fatto che quest'uomo vive una tragedia personale e famigliare. Se non riesco a dare importanza a questo, significa che i miei criteri di giustizia sono quelli degli scribi e farisei. Come cristiano sono chiamato non a giudicarlo ma ad aiutarlo a rimettersi in piedi e recuperare dignità, lavoro e speranza.

Ma quest'amministratore, veramente brillante e che il padrone loderà, ci da una grande lezione: riesce subito a guardare avanti e a cercare una soluzione. Non è scontato. Avrebbe potuto reagire molto diversamente, arrabbiandosi, facendo la guerra al suo padrone denunciando le sue manchevolezze, cercando di sottrargli un massimo di soldi; poteva fare finta di niente, temporeggiare sperando che il padrone cambiasse idea come fa' chi rifiuta la realtà; poteva buttarsi malato e cadere in depressione. Lui invece assume subito questa nuova realtà e si dà da fare cercando di farsi degli amici facendogli dei regali, facendo quello che può fare.

Gesù ci dice: "Procuratevi amici con l'iniqua ricchezza", dove iniqua sta per ingannevole, per falsa sicurezza. L'importante è avere chiaro che conta non quello che ho, ma quello che sono per gli altri. Se sono da considerare amico o nemico, importante o inutile, perché poi viene il momento in cui ho bisogno di loro, più che delle cose che ho.

Bellissima la frase: "E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?" Le ricchezze altrui sono tutte le cose che ho ricevuto per potermi rendere utile in questo mondo: cose, cultura, capacità lavorativa, relazionale, amministrativa, etc., tutte cose che ho ricevuto, tant'è vero che non ho inventato niente e che di me non rimarrà niente, se non la mia ricchezza, che è quella d'essere figlio di Dio e di avere tanti fratelli.

Signore insegnami sempre di più ad usare le mie cose e il mio tempo intelligentemente.