Omelia (09-09-2007)
don Marco Pratesi
Chi può conoscere la volontà del Signore?

La prima lettura, ultima parte della preghiera attribuita a Salomone che leggiamo nel c. 9 del Libro della Sapienza, ci spinge a far nostra l'invocazione del salmo responsoriale: "Donaci, o Dio, la sapienza del cuore".
La sapienza è vista qui come capacità di conoscere la volontà di Dio, di intuire ciò che gli è gradito, conforme al suo modo di essere. La cosa non è di poco conto, perché quello che non è gli gradito Dio non non può accoglierlo; ma questa è per l'appunto la perdizione, in quanto si manca il bersaglio e si finisce nel vuoto. "Non provocate la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani", ammonisce l'inizio del libro (1,12).
Ecco perché la sapienza salva, e solo attraverso essa gli uomini possono salvarsi: essa consente di sintonizzare il loro modo di fare (i "sentieri", c'è qui la dimensione etica) con quello di Dio; in questo modo la vita umana entra nella dimensione divina e viene sottratta alla corruzione: "la giustizia è immortale" (Sap 1,15).
La percezione del progetto di Dio non è affatto cosa che faccia parte del corredo naturale umano, non è scontata questione "di carne e sangue": il disegno divino è nei cieli, irraggiungibile per chi, sulla terra, al massimo può avanzare in proposito deboli e incerte supposizioni.
La dimensione dell'uomo è caratterizzata dal limite, una situazione di imperfezione che emerge con chiarezza nel suo essere soggetto alla morte - quanto di lui viene dalla terra tende a tornarci - e nell'ansia che sovraccarica la sua stessa dimensione spirituale - la preoccupazione di soddisfare i vari bisogni rende ancora più difficile la chiarificazione della verità delle cose. L'uomo, assorbito nella sua lotta (perdente) con la morte, non riesce a scorgere il senso globale delle cose, la loro verità ultima.
Occorre quindi una libera manifestazione di Dio: che Egli conceda la sua sapienza dall'alto, che da regioni all'uomo impervie mandi il suo Spirito Santo e discenda su di noi lo Spirito di sapienza.
Tale movimento non è nell'ordine della natura, ma dono; non necessità, gratuità. Ecco la preghiera, che è incontro di due libertà nel quale si incrociano invocazione ed esaudimento, apertura e dono. Non per caso questo testo fa parte di una preghiera: "pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza" (Sap 7,7). Dobbiamo esserne convinti: il Padre non rifiuterà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono (cf. Lc 11,13).

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.