Omelia (02-09-2007)
LaParrocchia.it
Una lezione di buone maniere

Prima Lettura Sir 3,17-18.20.28-30 Il libro del Siracide, parte integrante del mondo sapienziale, affonda le sue radici non soltanto nella funzione dei sapienti, ma anche nella loro convinzione, mai messa in dubbio, che questo mondo, oggetto dell'investigazione sapienziale, è l'opera di un Dio trascendente. E' a Lui che tutti i sapienti fanno riferimento, sebbene Dio resti sempre incomprensibile. Guardando così le cose, i sapienti potevano sottoporre questo mondo alle loro indagini e trarne delle conclusioni sul comportamento più saggio da tenere per l'uomo. Un atteggiamento fondamentale e centrale è quello dell'umiltà.
In tale valore l'uomo trova l'equilibrio necessario, e a volte indispensabile, per affrontare le vicissitudini della vita; la persona umile resta fondamentalmente una persona di pace; l'uomo l'umile è il saggio che fa prevalere le ragioni del cuore e non dell'istinto o dell'interesse; l'uomo umile è colui che guarda alla dignità di se stesso e degli altri senza badare ad interesse alcuno; l'uomo umile è il riflesso fedele ed incondizionato dell'amore divino: nessuna retribuzione perché è stato Dio ha riempire il cuore degli uomini e a renderlo traboccante di sapienza.
Più si è umili e più si scopre che noi siamo il "canale di Dio"... quella realtà meravigliosa e stupenda che serve ad irrigare il mondo e a farlo maturare nell'amore.
E' possibile inserire in questo contesto anche "l'Agorà" dei giovani italiani a Loreto. In questo incontro, preparatorio alla giornata mondiale dei giovani (2008), si vuole sottolineare e proporre la necessità e l'urgenza missionaria di cui ha bisogno il nostro mondo e in particolar modo la nostra Italia. La missione consiste nell'essere "canale" di Gesù Cristo... al fine di realizzare il desiderio del Signore di essere presente in ogni angolo della Terra. Per fare e ottenere tutto ciò Cristo deve essere considerato la "Pietra Angolare" su cui poggiare e fondare la nostra vita.

Seconda Lettura Eb 12,18-19.2-24 Ed ecco allora che questa meravigliosa omelia della lettera agli ebrei ci comunica in modo molto semplice ma profondo che il battezzato, inserito in Gesù Cristo, è legato non a qualcosa di utopico o ideologico ma ad una Verità... che diventa punto di riferimento dell'intera umanità e salvezza per la stessa. La Verità è legata all'umiltà: senza umiltà non c'è salvezza in quanto non c'è il sacrificio della croce. La kenosi, indispensabile per Gesù Cristo, è vitale anche per coloro che formano la chiesa. La morte generosa del Signore Gesù è l'emblema di come la via dell'umiltà, se vissuta in pienezza e fino in fondo, è capace di sradicare il peccato e di condurre tutti gli uomini verso la libertà dei Figli di Dio.

Vangelo Lc 14, 1.7-14 La pagina evangelica, rappresentata in queste due parabole, diventa automaticamente un'esortazione/parentesi. L'intento non è quello di stravolgere, annullare o assecondare le regole comportamentali di chi è chiamato a condividere momenti di gioia e di fraternità... ma l'insegnamento di Gesù, considerato che anche Egli amava soffermarsi a pranzo, è finalizzato a far prendere seriamente coscienza che molte volte, e ciò succede anche oggi, le caste privilegiate o chiuse lasciano fuori dalla loro vita/esistenza la moltitudine degli indigenti e dei bisognosi di ogni genere... per cui ci ricorda che la persona umile è colui che volge lo sguardo alla folla dei bisognosi che attende di essere invitata o quanto meno considerata.
I poveri sono la nostra salvezza... l'umiltà è la via per scoprire il mondo del bisogno.