Omelia (02-09-2007) |
don Marco Pratesi |
Respirare La prima lettura risulta dalla composizione di due testi del c. 3 del Siracide: i vv. 17-20, che vertono sull'umiltà e la mansuetudine, e i vv. 28-29, sulla saggezza dell'ascolto e l'elemosina. I quattro elementi si possono ridurre a un denominatore comune: il rapporto col proprio io. Umile è colui che non perde la coscienza del proprio limite, e mansueto chi non si impone in modo aggressivo e in qualunque modo violento. Ed è saggio colui che non presume di sapere già tutto e, cosciente delle ricchezze che stanno fuori di lui, si mette in ascolto: ascoltare è dimenticarsi di sé. Aperto all'esterno è anche colui che ha misericordia del bisognoso: si lascia toccare, perché il suo orizzonte non è interamente occupato dal proprio io. Il Siracide dunque ci addita come strada alla felicità. l'apertura. Essa ci mette in armonia con Dio, che risponderà con nuova effusione di grazia; con gli altri, che in linea di massima reagiranno mostrando a loro volta apertura e benevolenza; con noi stessi, dandoci una pace mai sperimentabile dall'egoista. Chi, spinto dalla determinazione di far risaltare le proprie ricchezze (di qualunque tipo), si vanta e vuole mettersi in evidenza, non può che suscitare antipatia e ostilità. Per vincere le resistenze e proseguire sulla propria strada non può che ricorrere sempre di più all'aggressività, diventando arrogante. Non ha bisogno di ascoltare nessuno, né Dio né uomini, e non ha occhi che per se stesso, incapace di vedere le sofferenze degli altri. La lezione del Siracide è importante: l'io può crescere a un punto tale da invadere tutto, soffocando ogni altra istanza e infine anche se stesso, non permettendo a Dio di respirare in noi di quel grande, apertissimo respiro che è il suo Spirito. Umiltà, mansuetudine, ascolto e misericordia ci salvano da questo soffocamento, dando a un tempo gloria a Dio e vita all'uomo. I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo. |