Omelia (12-08-2007)
don Maurizio Prandi
La Parola: il nostro tesoro

Il vangelo di questa domenica si apre con un invito positivo da parte di Gesù: Non temere piccolo gregge... C'è però un qualcosa che non va in questa frase in quanto se penso a me io non temo, non ho paura quando mi sento protetto, quando in tanti e possibilmente tutti forti sono intorno a me e vigilano. Gesù invece sottolinea l'importanza e la necessità della condizione della piccolezza. La scelta di Dio è di consegnarsi nelle mani dei piccoli... la scelta di Dio è di affidare il Regno ai piccoli.
Leggendo un commento a questo brano di vangelo notavo come il termine che viene usato per indicare il gregge è poimnion, che di suo già vuol dire piccolo gregge... Luca decide di rafforzare e aggiunge micron, per renderlo ancora più piccolo, mi viene da dire numericamente insignificante... Fino a che ci sentiamo grandi, fino a che ci riteniamo importanti, fino a che avremo posizioni privilegiate da difendere, avremo sempre paura... paura di perdere qualcosa, paura di dover fare dei passi indietro, paura di perdere delle posizioni. Sento bello allora questo invito di Gesù, perché mi fa pensare, mi fa riflettere sul fatto che difficilmente io lego il non temere alla piccolezza: il vangelo mi dice che chi non ha niente da perdere, non ha nemmeno nulla da temere. Su questo mi pare bello che la chiesa continui ad interrogarsi... questa piccolezza cui Gesù ci invita ci spinge a verificare che cosa è veramente essenziale nel vivere il vangelo, nel fare Chiesa. Nelle grandi manifestazioni, nelle folle senza numero che si radunano per ascoltare la Parola, per celebrare e cantare la propria fede, i cristiani corrono il rischio di sentirsi forti perché sono in molti, ma non è questa la forza del discepolo di Cristo... la chiesa è nata ai piedi della Croce, dove non c'erano poi molte persone presenti.

E poi il tema della vigilanza, che Luca decide di inserire in questa sezione dedicata al viaggio, come dire che anima del viaggiare è l'essere vigilanti, anima del viaggiare, dell'essere in cammino è custodire le tre immagini che la prima delle parabole raccontate da Gesù ci consegna. Cosa vuol dire essere vigilanti? Vuol dire non avere paura della notte (la prima immagine), ma abitarla, perché la venuta del Signore e i suoi inviti sono dentro le nostre notti, quando è buio, quando tutto non è così chiaro, dentro l'incertezza, l'imprevedibilità della vita (don A. Casati). Poi l'altra immagine, quella dei fianchi cinti, che è la tenuta di lavoro, di servizio, di viaggio... per non essere impedito nel viaggio, colui che parte si cinge i fianchi per non inciampare nella veste. La cosa più straordinaria è che Gesù usa questa immagine riferendola a Dio: il Signore (non il padrone) torna dalle nozze, si cinge i fianchi e serve lui stesso coloro che ha trovato vigilanti... ecco che ancora una volta Gesù rovescia, capovolge l'immagine che abbiamo di Dio. Dio è diverso dai padroni, intanto perché si assenta e assentandosi lascia a noi la sua casa, la sua terra le sue cose... le lascia a noi e alla nostra responsabilità, perché impariamo a crescere da adulti e non da schiavi. Dio non è un padrone ma è un Signore, un Kyrios, è colui che si mette a servire. Infine l'ultima immagine quella delle lucerne nella notte o lampade ardenti come direbbe una traduzione più letterale. Cosa mi aiuta ad illuminare le mie notti? Cosa mi aiuta a fare chiarezza? Quando sono una lampada che arde e risplende? Il salmo 119 ci può aiutare. Lampada ai miei passi è la tua parola... la parola di Dio non deve mai mancare.
Ricordo sempre con gratitudine un incontro con don Bruno Maggioni durante gli esercizi spirituali: Ricordatevi bene questo (diceva), non passi mai un giorno senza la Parola di Dio, deve essere il vostro nutrimento, la vostra passione, la vostra gioia... quante parole oggi, e quanto sono distanti dal vangelo! Anche nella chiesa corriamo il serio rischio di diventare più che annunciatori, degli opinionisti e invece di evangelizzare la terra, terrestrizziamo il vangelo.
Ecco il nostro tesoro: la Parola di Dio, ecco dove far riposare il nostro cuore: sulla Parola di Dio, l'unica veramente in grado di raccontarci non di un padrone ma di un abbà, di un papi che nulla trattiene per sé e che tutto desidera regalarci.