Omelia (06-05-2007)
don Marco Pratesi
Dalla fede al Regno

La lettura di Atti ci presenta la conclusione del primo viaggio missionario, che ha condotto Paolo e Barnaba a Cipro e nell'Asia Minore, e il cui evento saliente è stato il deciso volgersi della missione cristiana ai pagani. Appunto questo elemento è menzionato nella concisa relazione che Luca ne dà: "riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto insieme a loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede" (v. 27).
I due Apostoli percorrono a ritroso il viaggio fatto, per visitare le comunità appena fondate, animarle ed esortarle. Si tratta della seconda fase dell'evangelizzazione. Dopo aver accolto il primo annunzio, la Buona Notizia del Cristo crocifisso e risorto, occorre che il discepolo mantenga viva e approfondisca la relazione personale che ha cominciato a stabilire col Risorto. Perché si mantenga e si accresca la gioia iniziale dell'incontro col Risorto (cf. At 13,48.52), gli viene richiesto di "rimanere (saldo) nella fede" (v. 22); egli deve sapere da subito che la sua fede sarà sottoposta a prove, dovrà affrontare delle sfide: è cosa certa. Luca usa qui il caratteristico "è necessario" (v. 22) che impiega anche per la sofferenza del Cristo (Lc 9,22; 17,25; 22,37; 24,7.26.44.46). Il piano di Dio è questo, non c'è adesione a Cristo che possa esimersi dall'essere messa alla prova da contrarietà. Forse questi primi discepoli avevano già cominciato a farne esperienza subito dopo la conversione.
Per questo si rende necessaria l'esortazione da parte degli Apostoli, che è anche incoraggiamento e consolazione. La parola apostolica seguente al primo annunzio è insieme stimolo e sostegno, vuole suscitare fiducia e impegno, evitando da un lato l'illusione di una strada senza ostacoli, dall'altro la prospettiva di difficoltà insuperabili: entrambi le cose impedirebbero di giungere alla meta ultima della fede, il Regno di Dio (v. 22). Occorre mettersi in cammino senza illusione, ma senza disperazione; non esaltati, non demoralizzati.
Per conservare la gioia e arrivare al traguardo, il cammino di fede richiede di essere sostenuto, oltre che dalla ferma determinazione personale, anche da una struttura comunitaria. Per questo gli Apostoli scelgono alcuni presbiteri, ovvero anziani. Nasce così, sia pure in forma ancora non ben definita, il ministero presbiterale, a servizio della comunità e del suo consolidamento nella fede. Ministero preceduto e seguito, dunque avvolto, dalla preghiera degli Apostoli, che prima pregano e digiunano per operare la scelta dei presbiteri, e poi li affidano al Signore e alla sua cura (ma questo atto potrebbe riferirsi anche a tutta la comunità).
Del resto essi stessi, Paolo e Barnaba, erano prima stati affidati dalla comunità di Antiochia alla grazia del Signore (v. 26). È veramente lui, il Signore, il protagonista della vita della comunità e della missione. Protagonista che tuttavia sceglie di non agire da solo, che vuole avere dei compagni. Così i due Apostoli possono raccontare con gioia a tutta la comunità quello che Dio ha compiuto insieme a loro (non "per mezzo loro", come recita la versione CEI, che è idea differente).