Omelia (28-10-2006)
Eremo San Biagio


Dalla Parola del giorno
In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli.

Come vivere questa Parola?
In questa festa degli apostoli Simone e Giuda (naturalmente non l'Iscariota) il vangelo ci presenta Gesù che, non a parole ma con la vita, sottolinea l'assoluta priorità della preghiera. E, in questa pericope, lo vediamo dare un lungo tempo (addirittura tutta la notte) all'orazione, immediatamente prima di un atto importante: la scelta, tra i suoi discepoli, di quanti diventeranno "apostoli" che significa inviati, ambasciatori, delegati. Essi costituirono il primo nucleo del Nuovo Israele, in numero di dodici, simboleggiando così le dodici tribù dell'antico Israele. Questa elezione fu dunque di capitale importanza perché "diede loro il mandato di andare a evangelizzare e battezzare tutte le genti" (Mt 28,18). Non solo: li investì inoltre del potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e infermità" (Mt 10,2). Ecco: il nodo importantissimo che lega la nostra attenzione a questi fatti è il con-templare un Gesù tutto solo sul monte immerso in preghiera per l'intera notte. Come crollano di schianto tante interpretazioni errate del nostro fare e strafare cose possibili o buone o addirittura tali da sembrare apostolato. L'anima dell'attività evangelizzante e apostolica è la preghiera. Se chi opera non prega e non insegna a pregare è come chi pensa di solcare il mare su una pagina di un grande atlante. In realtà non si muove e non muove nulla. O addirittura fracassa.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, visualizzo Gesù sul monte prostrato in preghiera. Mi faccio penetrare dalle energie divine del suo essere immerso nel Padre e chiedo di persuadermi vitalmente della priorità della preghiera nel mio vivere.

Signore Gesù, divino Orante, fa' che la mia azione sempre nasca dalla preghiera come il ruscellare delle acque dalla viva sorgente.

La voce di un filosofo
Il punto di appoggio di Archimede per questo mondo è una cella di preghiera, dove un vero orante prega in tutta sincerità; ed egli solleverà la terra. Sì, se esistesse questo orante e la sua vera preghiera, quando chiude la porta, è incredibile quello che egli potrebbe fare
Sorèn Kierkegaard