Omelia (04-10-2003)
padre Lino Pedron
Commento su Matteo 11,25-30

L'opera di Gesù è presentata come rivelazione di Dio. Le "cose" che il Padre ha rivelato ai piccoli sono l'intero vangelo, cioè quella nuova comprensione di Dio e della sua volontà che è manifestata nei comportamenti e nelle parole di Gesù.

I sapienti e gli intelligenti, ai quali il Padre ha tenuto nascoste queste cose, sono i rabbini e i farisei che restano ciechi di fronte alla chiarezza delle parole di Gesù e irritati perché predica ai poveri.

I piccoli non sono i bambini, ma gli uomini senza cultura, senza competenza nelle scienze religiose. Concretamente, al tempo di Gesù, erano i poveri popolani disprezzati cordialmente dagli scribi e dai farisei. Di essi dicevano: "Un ignorante non può sfuggire al peccato e un uomo dei campi non può appartenere a Dio".

Gli affaticati e gli oppressi sono coloro che penavano sotto le pesanti prescrizioni della legge e che si sentivano smarriti davanti alla dottrina difficile e complicata dei rabbini. Gesù invita tutti costoro a cercare nel suo vangelo la vera volontà di Dio: una volontà esigente, ma lineare e semplice, alla portata di tutti.

Gesù si definisce mite e umile di cuore. Mite significa l'atteggiamento di Gesù nei confronti degli uomini, un atteggiamento lineare, coraggioso ma non violento; misericordioso, tollerante, pronto al perdono, ma anche severo ed esigente. Umile indica l'atteggiamento ubbidiente e docile alla volontà del Padre: un atteggiamento interiore, libero e voluto.

Il "riposo" che Gesù offre, corrisponde alla promessa biblica di pace e felicità. Al seguito di Gesù, la volontà di Dio non è più un giogo oppressivo e duro, ma genera già ora quella pace gioiosa promessa agli umili e ai miti, garanzia della salvezza definitiva. Gli insegnamenti degli scribi e dei farisei, invece, sono "pesanti fardelli che impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito" (Mt 23,4) e producono allontanamento da Dio e disperazione di potersi salvare.

Questo brano contiene un forte richiamo alla conversione rivolto a tutti, ma specialmente ai teologi. La rivelazione della sapienza di Dio incontra l'uomo non nella sua sapienza e assennatezza, ma dove smette di fare affidamento sulla propria sapienza. Dio dona la sua rivelazione a modo suo.

Il cuore umano trova riposo quando accoglie come dono la bontà e l'amore di Dio e quando percorre deciso il cammino nel quale Cristo l'ha preceduto: il cammino della croce.