Omelia (06-02-2006)
Eremo San Biagio


Dalla Parola del giorno
Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nube riempì il tempio e i sacerdoti non poterono rimanervi a causa della nube perché la gloria del Signore riempiva il tempio.

Come vivere questa Parola?
L'inaugurazione del tempio di Gerusalemme è un momento importantissimo per la storia di Israele. E Salomone dirà a Dio con profonda esultanza: "Io ti ho costruito una casa potente, un luogo per la tua dimora perenne". Eppure questo edificio grande e sontuoso è solo una prefigurazione, un simbolo del vero tempio di Dio che è il corpo di Gesù. Egli stesso dirà: "C'è qui uno che è più del tempio" e "Distruggete questo tempio (intendeva appunto il tempio del suo corpo) e in tre giorni lo farò risorgere" (Gv 2,19). Ma la nube? Che significato ha la nube che riempiva il tempio a tal punto che i sacerdoti dovettero uscirne? Non solo qui, ma anche nell'Esodo e in altri testi biblici la nube è simbolo della Presenza di Dio e della sua gloria: una Presenza colma di mistero. È importante penetrarne il senso simbolico, perché anche nella nostra vita spirituale siamo a volte chiamati a incontrare la "nube". La gloria di Dio è così grande che riempie l'universo, ma è inafferrabile; è qualcosa che si sottrae alla nostra logica e che rifiuta di lasciarsi incapsulare nei nostri concetti.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi soffermo a entrare nella "nube" e nel silenzio di Dio. No, non pretendo di vivere la sua presenza emozionalmente ma nella fede. La "nube" ne occulta l'infinita grandezza, ma la sua Parola mi dice che io stesso, con questo mio corpo, sono il suo tempio.

Che voglio, Signore, di più? Dammi di credere a quella parola di S.Paolo: "Il tempio di Dio è santo, e questo tempio siete voi". Dammi di crederlo, lasciando che, qui e ora, il fulgore della sua presenza sia velato dalla "nube" di una "non conoscenza" che è però respiro di fede e di amore.

La voce di un Padre Apostolico
Chi possiede veramente la parola di Gesù può avvertire anche il suo silenzio per essere perfetto.
Ignazio di Antiochia