Omelia (26-01-2002)
Eremo San Biagio
Commento su 2Tim 1,2-4

Dalla Parola del gorno
Al diletto figlio Timoteo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro. Ringrazio Dio [...] ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, notte e giorno; mi tornano alla mente le tue lacrime e sento nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia.

Come vivere questa Parola?
Timoteo e Tito sono due figure di grande rilievo nella chiesa primitiva. Venuti alla fede come figli amati da Paolo, ne furono anche fedeli collaboratori. Qui il testo paolino ci offre soprattutto due sottolineature importanti: la fede come causa profonda di vita e quel sentimento vivo e umanissimo che si esprime coi termini dell'affetto più caldo e profondo. Paolo chiama Timoteo "figlio diletto" perché è lui che lo ha generato a Cristo per mezzo della predicazione e del battesimo. Non solo, ma dice a questo suo figlio il ricordo intenso delle lacrime che ha egli versato a causa delle sue catene e non gli nasconde che ha tanta nostalgia di rivederlo perché, in qualche misura, è lui la sua gioia. Come siamo lontani da una Fede asettica e cerebrale e senza palpiti del cuore!

Oggi, nella mia oasi contemplativa, chiederò allo Spirito che rinnovi in me la Fede. Sia impeto che travolge la mentalità secolarista e praticamente agnostica in cui siamo immersi, ma sia anche forza che purifica e ravviva il mio umano sentire, in modo tale che quanti amo si percepiscano davvero amati, in quelle manifestazioni limpide ma calde che rendono più bella e più serena la vita.

La voce di un grande credente
Da forze buone, miracolosamente accolto, qualunque cosa accada, attendiamo fidenti. E in Lui ci amiamo. Dio è con noi alla sera e al mattino e, stanne certa, ad ogni nuovo giorno.
Dietrich Bonhoeffer