Omelia (27-11-2005)
mons. Vincenzo Paglia
State attenti, vegliate!

Il tempo di "Avvento", che si apre con questa domenica, è sempre un dono prezioso ai credenti per prepararsi al Natale del Signore. Fin dai tempi antichi la Chiesa ne ha sentito il bisogno. Per molti secoli le comunità cristiane, sia d'Oriente che d'Occidente, hanno vissuto i quaranta giorni prima del Natale (in analogia alla quaresima) digiunando e pregando. Oggi, pur non essendoci più la pratica del digiuno, resta tuttavia non meno urgente preparare il cuore ad accogliere il Signore. La Chiesa pone sulle nostre labbra l'antica supplica del profeta Isaia: "Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi. Se tu squarciassi i cieli e scendessi!" (Is 63, 17). Sì, "ritorna, Signore, per amore dei tuoi servi!", ne abbiamo bisogno tutti. Ne ha bisogno il mondo ancora così duramente segnato dal male. Ne hanno bisogno i numerosi paesi schiacciati dalla guerra, i milioni di poveri che continuano a morire di fame, le grandi città dell'Occidente che sembrano aver dimenticato la pietà e l'amore, i cuori di tanti uomini e donne perché sciolgano la loro durezza e si pieghino sui poveri e sui deboli. "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!"(Is 63, 19) è la preghiera in questo tempo di Avvento. È la nostra preghiera, ma è soprattutto quella dei tanti che ben più di noi aspettano qualcuno che li salvi. Queste grida di aiuto, spesso lontane dalle nostre orecchie, sono in realtà la vera nostra coscienza: esse ci fanno comprendere il senso concreto dell'Avvento e ci spingono a non restare addormentati nella nostra ricchezza e nella nostra avara tranquillità. Forse la nostra società ricca ha smarrito il senso dell'attesa, convinti come siamo che nessuno verrà a salvarci e che ciascuno deve badare a se stesso. Ma è triste una società senza l'Avvento, senza il desiderio di una maggiore giustizia, di una maggiore solidarietà, di una pace più larga e più stabile.

L'Avvento ci chiede di alzare lo sguardo da noi stessi. Le parole del Vangelo sono chiare: "State attenti e vegliate perché non sapete quando il padrone di casa tornerà"(13, 33). Esse chiudono il secondo discorso escatologico ove Gesù paragona il credente a un portinaio che deve attendere il ritorno del padrone: egli sta accanto alla porta, non si addormenta, anche se è notte, finché non sia tornato il padrone di casa. È una similitudine singolare, ma chiara. Il discepolo non deve stare dentro la casa a fare le sue faccende, né deve addormentarsi nell'egoismo. Il suo posto è accanto alla porta, per aprire appena il padrone torna. E la porta è quella del cuore. Purtroppo il nostro cuore talora è così pieno di se stesso e così stordito dalle proprie faccende da non sentire né i passi né la voce del Signore che bussa. "Ecco, dice il Signore, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3, 20).

Per il discepolo di Gesù è sempre tempo di vegliare, è sempre tempo di accogliere e di amare. Conoscendo la facilità con cui ci lasciamo prendere dalla pigrizia e dal ripiegamento sulle nostre cose, ascoltiamo questo Vangelo che ci richiama alla vigilanza. È triste leggere nel Vangelo di Marco, proprio poche righe dopo questo brano, quell'amaro interrogativo di Gesù ai tre più amici, nella notte del Getsemani: "Non siete riusciti a vegliare un'ora sola con me?". Eppure Dio aveva davvero "squarciato i cieli" ed era sceso nel più basso tra gli uomini. Il problema stava nella pesantezza del sonno dei discepoli, nella insensibilità e chiusura del loro cuore. Così pure a Betlemme il cielo si era aperto e la stella era spuntata, ma il sonno pigro di quegli abitanti e il loro egoistico stordimento sbarrarono la porta al Signore Gesù che veniva in mezzo a loro. "Vegliamo e preghiamo... " perché non accada la stessa cosa anche ai nostri giorni. San Basilio, sapendo che l'avvento ci porta nel cuore stesso della nostra fede, afferma che il cristiano è, appunto, "colui che resta vigilante ogni giorno e ogni ora sapendo che il Signore viene.