Omelia (27-11-2005)
padre Antonio Rungi
La vigilanza cristiana nella vita quotidiana

Con la prima Domenica di Avvento inizia il nuovo anno liturgico, ma inizia anche il periodo di immediata preparazione al Santo Natale, la Solennità che ricorda, con data fissa (25 Dicembre) la nascita del Redentore dell'umanità, la solennità che maggiormente avvertiamo nel nostro mondo cristiano occidentale ed alla quale ci prepariamo in molteplici modi.
Per il cristiano, la preparazione più giusta è quella spirituale ed interiore e l'Avvento è questo tempo forte dell'Anno Liturgico durante il quale (appena quattro settimane) siamo chiamati a vivere in profondità l'esperienza della conversione del cuore e della mente, nonché la riconciliazione con Dio e gli uomini, nostri fratelli.
I testi biblici di questo periodo ci aiutano proprio a preparare in modo appropriato la venuta del Signore, non solo quella annuale che celebriamo nel mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio, ma quella definitiva e che riguarderà ciascuno di noi, in quanto questa venuta l'accoglieremo con la chiusura della nostra vita terrena. Pregheremo con questi sentimenti nell'animo e con tali prospettive spirituali con il Prefazio di questa Domenica che recita così, riferito a Cristo Messia: "Al suo primo avvento nell'umiltà della nostra natura umana
egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell'eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell'attesa".
Con queste convinzioni vogliamo fare tesoro della Parola di Dio di questa I Domenica, nella quale è evidente l'appello alla vigilanza cristiana. Il testo del Vangelo di Marco, che ci accompagnerà per l'intero Anno B, lo fa capire con chiarezza: "In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!". Il cristiano è l'uomo della veglia e non del sonno, è l'uomo della gioia e non della tristezza, è l'uomo della vita e non della morte. Chi vigila è una persona in grado di scegliere la strada più giusta nel momento della decisione e delle scelta personale. Chi si assopisce e dorme sui problemi, sulla stessa vita interiore, non fa un cammino di santità e di crescita spirituale. La coscienza che il Signore verrà quando meno ce lo aspettiamo ci richiede un supplemento di impegno personale, perché tale venuta possa essere preparata ed accolta nel modo migliore per noi.
Sullo stesso tema è la seconda lettura odierna tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi "Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo. Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza. La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente, che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo: fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!".
Siamo in attesa della manifestazione del Signore Nostro Gesù Cristo. E a ben considerare questo aspetto importante della dottrina cristiana esso risulta essere particolarmente significativo nel tempo liturgico che incominciamo a vivere da oggi, quello appunto dell'Avvento, che è preparazione alla manifestazione di Cristo all'umanità nel mistero del Santo Natale. Una manifestazione che è apportatrice di gioia, felicità, speranza, pace e comunione. Da qui l'impegno di rendere proficuo il tempo dell'Avvento per la nostra vita di fede.
Il profeta Isaia ci fa assaporare tutta la bellezza di questa attesa del Messia, che presso l'antico Israele si configurava con certe caratteristiche: il Messia potente in tutto, capace di distruggere ed abbattere i nemici del popolo eletto. Invece, con ben altre caratteristiche, si presenta all'umanità il Figlio di Dio, Gesù Cristo, nella sua venuta tra noi e nella sua nascita nel grembo verginale di Maria. Leggiamo il testo del Profeta: "Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti. Davanti a te tremavano i popoli, quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, di cui non si udì parlare da tempi lontani. Orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quanti praticano la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia: tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si riscuoteva per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci hai messo in balia della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma, tutti noi siamo opera delle tue mani".
La lontananza da Dio genera l'infelicità dell'uomo, il decadimento morale, l'assenza di ogni prospettiva vera di felicità. Il testo del Profeta Isaia è chiaro al riguardo e fa meditare sui nostri errori e sbagli, sulle nostre debolezze e fragilità per poter riprendere, con la grazia di Dio, un cammino di conversione e di rinnovamento spirituale e morale.
L'Avvento è tempo di riavvicinarsi a Dio e mediante questo riaccostarci a Lui tentare anche di riaccostarci ai fratelli dai quali, per svariati motivi, non ultimi quelli morali e spirituali, siamo separati e con i quali non ci relazioniamo pur vivendo nella casa, che è la chiesa, e condividendo la stessa fede e gli stessi ideali di vita terrena ed eterna.