Omelia (20-11-2005)
LaParrocchia.it
Dignità e carità cristiana

Con la narrazione del giudizio finale termina l'insegnamento di Gesù alle folle. Inizia il tempo della sua preparazione alla passione e alla morte, che già lo attendono. Ora Gesù completa la rivelazione sulla salvezza aggiungendovi una verità universale, alla quale ognuno di noi dovrà conformare la sua intera esistenza terrena. Gesù è il Giudice di ogni uomo; il trono della sua gloria è il trono del giudizio; tutti gli uomini saranno sottoposti al suo giudizio inappellabile, eterno. Gesù separa quanti hanno vissuto di bene, bontà, misericordia, comunione da tutti coloro che invece hanno praticato il male, la malvagità, la cattiveria, l'egoismo:" E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra".
Questa separazione sarà eterna. Un abisso eterno sarà posto tra le due realtà, tra la realtà del bene e la realtà del male. Questa verità oggi viene negata da molti: "A che serve la conversione se poi alla fine il risultato è lo stesso per tutti?". Questa fede non solo genera il male, lo genera e lo giustifica, lo genera e lo alimenta, lo genera e lo aiuta a prosperare.

Non è questa la fede di Cristo Gesù, né la sua verità. Non è questo l'insegnamento di Cristo Gesù, né lo si può ricavare da una qualche sua Parola.
La Parola di Cristo è vera come sono vere: la sua identità, la sua missione, la sua morte, la sua risurrezione, la sua Ascensione gloriosa. Egli non contraddice quanto il Padre ha affidato alla sua missione. Infatti lo rivela il giudizio differenziato per alcuni: per alcuni nel Paradiso: "Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo"; per altri invece: "Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli".

Da cosa viene determinato il giudizio buono o cattivo per l'uomo? Ovviamente dalla sua (o non sua) carità! Il bene prodotto nel tempo ha come ricompensa un bene eterno, per sempre. Un bene limitato riceve in dono un bene infinito, divino, immenso, che mai verrà meno, mai si esaurirà, mai finirà; non si tratta di azioni isolate, ma di modi di essere, di vivere, di operare, di relazionarsi. Fame, sete, nudità, malattia, carcere, condizione di straniero non sono momenti, sono la stessa condizione perenne di Cristo Gesù. Cristo Gesù è sempre così, vive sempre così, si trova sempre in questa condizione di bisogno, di necessità, di urgenza. È questa la condizione umana di Cristo Signore e loro a questa condizione hanno posto fine. Questa condizione di Cristo mai però finirà, mai verrà meno. Ogni uomo si troverà sempre dinanzi a Cristo in questa condizione. Cambiano gli uomini cui fare il bene, resta però sempre Cristo Gesù.

Inoltre, le modalità del servizio della carità sono infinite. Spetta a ciascun uomo, guidato dalla sapienza e dall'intelligenza dello Spirito Santo, trovare quelle che più si adattano alla sua persona, alle sue condizioni storiche sia umane che spirituali, alla sua ricchezza sia di grazia, che di verità e carità. Come la sapienza e l'intelligenza dello Spirito Santo sono infinite, così infinite sono le opere di carità che l'uomo può fare. Ogni opera di carità dovrà avere un solo fine: dare vera dignità a quanti non ne hanno, elevandoli allo stesso nostro livello umano.
Cristo Gesù è venuto per ridare all'uomo la sua antica dignità, per lui è morto in croce. Cristo Gesù ha dato all'uomo la dignità rendendolo partecipe della sua natura divina. La carità cristiana infatti è elevare l'altro, rendendolo partecipe della nostra stessa dignità. Senza dono di dignità, non c'è carità cristiana.