Omelia (06-11-2005) |
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Vigilante attesa Per ognuno di noi la cosa più importante dev'essere l'eterna salvezza. Creati immortali ad immagine di Dio, siamo chiamati a partecipare alla sua felicità, nella sala del banchetto di nozze - secondo il paragone usato da Cristo stesso. Pero dobbiamo essere pronti, quando il Signore verrà a cercarci per introdurci al Padre. Quindi è necessario: - Vivere nell'attesa del Signore. L'uomo si lascia facilmente incantare dal fascino dei beni terreni. Ben presto però si rende conto che il loro valore è relativo: sono effimeri e deludenti. E' proprio una pazzia vivere e faticare per conquistarli. Solo Dio può saziare i desideri e le aspirazioni del nostro cuore. "Noi siamo fatti per te, Signore - esclama sant'Agostino -, e il nostro cuore è inquieto finché in te non riposi!" E' Cristo colui che dovrà introdurci al Padre: viviamo perciò nell'attesa del suo ritorno. - Prepararsi all'incontro con lui. Possiamo temerlo e desiderarlo. Poco importa: è inevitabile! Si tratta solo di prepararvisi bene. Dobbiamo alimentare il desiderio di ritornare a Dio. "L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?" (Sal 41,3). Dobbiamo liberarci progressivamente da tutto ciò che ci distoglie da Dio, vivendo con rettitudine, in semplicità e purezza di cuore. Dobbiamo vigilare ad ogni istante, perché non sappiamo né il giorno né l'ora. |