Omelia (14-11-2021)
padre Antonio Rungi
Tutto passa, la parola di Dio rimane in eterno

La parola di Dio di questa penultima domenica dell'anno liturgico, la XXXIII, sembra riecheggiare l'esperienza sofferta e dolorosa che abbiamo fatto e stiamo facendo da due anni buoni con la pandemia da corona virus. Il tema portante di essa è, infatti, quello della seconda venuta di Cristo sulla terra.

Partendo dal testo della prima lettura, tratto del libro del profeta Daniele, viene introdotto questo tema con una visione celestiale, in cui è ricordato che in quel tempo, non precisato, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Questo tempo ignoto con la venuta dell'arcangelo Michele inizierà un tempo di angoscia, come non c'era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel momento. Sarà un intervento dal cielo per salvare il popolo, che appartiene a Dio. Molti di tale popolo che dormono nella regione della polvere, cioè sono morti, si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna. E' qui anticipata la realtà futura alla quale va incontro ogni persona: salvezza o dannazione.
Per cui, i saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre. Chi ha operato il bene sarà per la vita eterna e felice per sempre.


Proseguendo con il testo del Vangelo di Marco, cosa dice Gesù ai suoi discepoli nel suo discorso escatologico, cioè delle ultime realtà che verranno? Alcune di esse finiranno altre ne sorgeranno, per riportare all'attenzione la fine del mondo, su cui spesso discettiamo anche noi in base agli eventi drammatici che viviamo, non ultimo quello della pandemia. C'è chi fissa data, giorno ed ora e pensa di azzeccare le previsioni.

Nulla è dato al sapere al riguardo. Solo Dio Creatore e Padre conosce il momento della fine e l'inizio di una nuova storia eterna della creazione. Quella avviata all'inizio da Dio stesso avrà una fine temporale, ma non una fine definitiva, perché tutto quello che è stato creato non è destinato alla distruzione e alla morte per sempre, ma alla salvezza e alla trasfigurazione e risurrezione.

Il centro della lettura di tutto questo è la risurrezione di Cristo. In Cristo tutto verrà ricapitolato e sintetizzato per la vita senza fine e senza tempi da contare e contingentare.

Rileggiamo le parole dette da Gesù: «In quei giorni. Quali? Nessuno li conosce.

"Dopo quella tribolazione". Quale tribolazione se tutta la vita e la storia dell'umanità è segnata da tante tribolazioni? Cosa succederà in quel momento? "il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Una previsione e visione apocalittica che solo ad immaginarla ci mette angoscia e terrore.

Ma il genere letterario usato qui per esprimere la seconda e definitiva venuta di Cristo sulla terra è di quello apocalittico che accentua l'aspetto drammatico e sconvolgente delle cose, al punto tale da far paura e mettere in uno stato di perenne attesa. Di cosa? Il testo del Vangelo di Marco lo dice subito dopo, questo annuncio di un disastro definitivo: "Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria".

Ecco la descrizione della seconda venuta di Cristo per chiudere la storia di questa umanità e di questa creazione segnata dal tempo, ma redenta e riportata alla vita per sempre. Cristo giudice della storia manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

La convocazione alla vita immorale ed eterna sarà per tutti coloro che hanno vissuto santamente e che meritano il premio eterno della felicità. In ragione di tutto questo, bisogna imparare ad organizzare il futuro proprio ed altrui, come Gesù stesso invita a fare: "Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

Vedere ed interpretare questa venuta come una minaccia non è nella logica del vangelo della salvezza. La venuta del Signore è una venuta per la vita e non per la morte. Lo si capisce perfettamente fin dalla sua prima venuta sulla terra.

E da allora contando il tempo spaziale che noi uomini ci siamo dati, sono passati 2021 anni. Poca cosa rispetto alla creazione e soprattutto alla futura storia di ognuno di noi. Prendiamo come motivo di meditazione e riflessione sulle verità ultime della vita cristiana, detti novissimi, quello che dice Gesù alla fine del brano di questo Vangelo di Marco che ci ha accompagnato per tutto questo anno liturgico: In verità dice Gesù che: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga.

A quale generazione si riferisce Gesù. Se fosse stata la sua, da tempo il mondo sarebbe finito. Si riferisce alla nostra generazione. E chi lo sa? Solo Dio conosce i tempi della storia. Ma una cosa è certa, come ha detto Gesù: Il cielo e la terra passeranno, ma le sue parole non passeranno. Quindi bisogna prendere per vero tutto quello che ci ha detto ed insegnato e non pensare che sono parole umane e passeggere come le nostre.

Le sue parole hanno peso e consistenza di eternità e di verità. Perciò giustamente per far sgombrare ogni ombra di certezza che alcuni avevano sulla fine del mondo, Gesù stesso ci ricorda che quanto a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre. In conclusione siamo vigilanti ed in attesa della venuta del Signore e come la prima comunità cristiana aspettiamo con gioia e fiducia, senza paure e terrore, senza angosce e preoccupazioni, senza essere terrorizzati per fine del mondo, specie quando le catastrofi naturali riguardano i nostri ambienti di vita quotidiana.


Concludiamo questa meditazione con il richiamo alla lettera agli Ebrei, nella quale ci viene ricordato che Cristo con un'unica offerta ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. Ogni sacerdote che si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, questi atti non possono eliminare i peccati, in quanto compiuti da esseri umani, peccatori e non salvatori. Invece Cristo, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. La vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte è un dato assoluto di verità del nostro Credo. Infatti Gesù con un'unica offerta ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. Nella Pasqua di Cristo, nel sacrificio redentivo di Cristo è iniziato il tempo della misericordia e del perdono di queste cose; per cui non ci può essere più offerta per il peccato. Chi si fa schiavo del peccato rinuncia alla fede della redenzione e della salvezza eterna.

Una cosa è certa che da piccoli tutti abbiamo appreso al catechismo ed è che sono quattro le verità ultime su cui è bene riflettere per migliorarci. Queste ono la morte, il giudizio, l'inferno e il paradiso. A noi spetta il compito di pensarla alla grande, di pensarla a modo di eternità e non di provvisorietà. E questo è il tempo per farlo seriamente.