Omelia (27-11-2005)
don Remigio Menegatti
Fa' risplendere il tuo volto e salvaci, Signore (222)

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature
La prima lettura (Is 63, 16-17.19; 64,1-7) esprime una forte invocazione al Signore. Si inizia domandando a Dio il motivo del suo comportamento: l'Altissimo appare come un pastore che abbandona il gregge. Gli si chiede quindi di aprire i cieli e scendere a salvare il popolo eletto. Ne nasce una chiara risposta alla domanda iniziale: Dio non è infedele alla sua Alleanza, piuttosto è stato il suo popolo ad allontanarsi dalle strade che conducono alla gioia. La conclusione è una professione di fede che fonda la disponibilità del popolo a ricominciare con fiducia in Dio, a cui si rivolge con le parole "tu sei nostro padre".
Il vangelo (Mc 13,33-37) è un invito a vigilare: Gesù richiama i suoi discepoli, e tutti gli uomini, a prestare attenzione perché non conoscono quale sia il momento del ritorno del Figlio dell'uomo, momento in cui si chiude la storia e arriva il giudizio per ogni uomo.

Salmo 79
Tu, pastore d'Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Assiso sui cherubini rifulgi!
Risveglia la tua potenza
e vieni in nostro soccorso.

Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi il ceppo che la tua destra
ha piantato,
il germoglio che ti sei coltivato.

Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te più non ci allontaneremo,
ci farai vivere e invocheremo il tuo nome.

Il salmo utilizza alcune immagini prese dall'ambiente dei campi per parlare di Dio e soprattutto per invocarlo. Il Signore è come un pastore che guida il popolo di Israele, oppure come un agricoltore che coltiva con grande cura la sua vigna. Gregge e vigna indicano chiaramente il popolo di cui Dio si prende cura.
La profonda fiducia in questa protezione divina fa nascere l'invocazione con cui si chiede a Dio di rendere ancora viva la sua protezione verso quanti ha scelto e prediletto.
Dio è presentato anche come un padre che con la sua destra rende sicuro il figlio, educandolo ad affrontare la vita con serenità e coraggio. L'uomo può confidare nel Signore; il suo amore è sempre fedele e sorpassa ogni attesa umana.
Un popolo che si scopre salvato è pronto a dare lode al Signore e ringraziarlo per la sua protezione.

Un commento per ragazzi
Nella lunga estate trascorsa nella casa degli zii, Harry Potter non aveva ricevuto alcuna lettera dei suoi amici. Il cugino si divertiva a insinuare il dubbio che certamente tutti si erano dimenticati di lui e lo avevano abbandonato. Alla fine il dubbio di Harry si risolveva con la scoperta che era stato l'elfo domestico a nascondere le lettere destinate al maghetto.
Forse qualcosa di simile è successo anche a noi: il silenzio dei genitori, le risposte sfuggenti di qualche amico che pensavamo molto legato a noi, ci hanno messo a disagio. Ci siamo chiesti cosa hanno, perché si stanno comportando così; alla fine abbiamo anche scoperto che la causa di questa freddezza era il nostro atteggiamento.
Anche il popolo di Dio avverte una certa distanza dal Signore; sente che non gode più della sua grande protezione. È sì il popolo eletto, ma non riesce a riconoscere particolari benefici da questo stato di favore. Chiede a Dio il motivo di questo suo vagare lontano dalla strada della gioia. Invoca la presenza forte di Dio, una sua "discesa" dai cieli dove abita, e nei quali sembra quasi rinchiudersi nella sua indifferenza. Il popolo ricorda i grandi prodigi di un tempo, gli avvenimenti raccontati dai padri e che sono alla base della fede.
Queste domande aiutano il popolo a guardare non solo a Dio, ma anche al suo comportamento, alle sue scelte. Riconosce così che si è allontanato da Dio, ha cercato salvezza in altre realtà; ma riconosce soprattutto che Dio è fedele: è Padre e quindi può accogliere il figlio che torna a chiedere il suo amore e a promettere maggior fedeltà all'alleanza.
Gesù non fa altro che richiamare il popolo per risvegliarlo dal suo torpore, per allontanarlo dai pensieri con cui sta giudicando Dio come infedele. Dio è pronto al perdono, ma l'uomo deve invocarlo; il Signore concede il suo amore gratuito a chi lo domanda con cuore sincero. Si tratta di svegliarsi, non tanto dal sonno della notte, ma dai propri pensieri che portano a chiudersi in se stessi, a creare giudizi su tutto e su tutti, imputando agli altri le proprie responsabilità.
È necessario svegliarsi perché si avvicina il giorno dell'incontro con Dio, del giudizio che mette in luce le nostre azioni e rende evidenti le scelte che abbiamo coltivato.

Svegliarsi non tanto dal sonno; a quello ci pensano i genitori, o la sveglia. Svegliarsi dal torpore che far sembra tutte le cose uguali, senza che alcune appaiano più importanti di altre. Svegliasi dal sonno della mente, quando ci chiudiamo in noi stessi e giungiamo a non cercare più gli altri, che riteniamo indifferenti rispetto ai nostri problemi, estranei alla vita che conduciamo.
Un sono che può rallentare anche il legame con Dio, quando anche lui appare lontano, quando, come nel salmo di questa domenica, ci viene da "svegliarlo", da richiamarlo a maggior cura nei nostri confronti.
Gesù ci sveglia per ricordarci l'amore di Dio e aprirci alla sua bontà, che sorpassa ogni nostra attesa.

Un suggerimento per la preghiera
Signore, anche noi partiamo dalla certezza che la "tua fedeltà non viene meno", per cui, insieme con la comunità possiamo invocarti: "ricordati di noi", che siamo "opera delle tue mani".
Vogliamo attendere vigilanti l'incontro con il tuo Figlio, il Signore Gesù che ha vissuto tra noi, è morto ed è risorto e un giorno tornerà per farci entrare nella festa senza fine della tua casa. Ci ridesterà perché posiamo vivere il giorno che non conosce tramonto, quando saremo con te per sempre.