Omelia (14-05-2023)
Paolo De Martino
L'Amore cambia la storia

E' l'ultima cena.
Il leader, il capofamiglia, se ne va e i dodici si chiedono se da soli ce la faranno.
Tutti noi abbiamo bisogno di padri, di maestri, di riferimenti, di leggi, di regole chiare e precise.
Ma lo scopo di un maestro è di fare dei suoi discepoli degli altri maestri.
Chi ama ti vuole fare adulto, maturo, anche se questo ti portasse lontano da lui.
Non si può essere sempre discepoli, ciascuno deve diventare maestro della propria vita.
Gesù invita i suoi ad avere un amore forte verso la sua persona: «se mi amate» per evitare di amare un'ideologia, un coacervo di leggi, di norme, di precetti.
Dio non è un'idea, per quanto sublime, è una persona!
È essere capace di relazione.
Il rischio è sempre quello di pensare al rapporto con la divinità come ad un rapporto con la religione, con dei concetti, delle idee.
La chiesa non dovrebbe tanto dare un Dio già fatto, solo da credere, già confezionato, ma dovrebbe insegnare a scoprirlo, a cercarlo, a trovarlo, perché chi trova Dio, il vero Dio, non lo lascia più.
Il Cristianesimo non ti dà la verità, ma ti insegna a vederla, se lo vuoi.
Il Cristianesimo non ti dà Dio, ma ti insegna a cercarlo e per questo delude molti.
Il Cristianesimo non ti da le regole di vita, ma ti invita a vivere.
Il maestro non è colui che ti guida, bensì colui che ti aiuta a scoprire te stesso, la realtà e a incontrare Dio. Perché Dio c'è già dentro di noi, dobbiamo essere aiutati a scoprirlo.

"Fra un poco non mi vedrete più. Ma voi mi vedrete perché io vivo, vivo in voi e voi vivrete".
Gesù, cioè, sentiva che gli apostoli gli volevano bene.
Anche se erano uomini pieni di paura, gretti, però gli volevano bene, e questo bastava.
Gesù sentiva che la sua vita li affascinava, che erano innamorati, anche se impauriti.
Ci sono delle cose che sono con noi per sempre.
Chi ci ha amato per davvero, rimarrà per sempre con noi, vivrà in noi.
Chi ci ha guarito dalle nostre catene, rimarrà per sempre con noi.
Chi ci ha appassionato il cuore, rimarrà per sempre con noi.
Queste persone, questi fatti neppure la morte ce li toglierà.
La preghiera - in questo contesto - non sarà più un tributo dovuto a Dio per farlo contento, ma la disponibilità concessa a Dio di entrare in relazione con me.
Gesù sta dicendo: "Se amandomi, mi permettete di amarvi, allora osserverete i miei comandamenti".

A questo punto nasce una domanda: Gesù ci ha lasciato dei comandamenti?
Sì, uno solo, quello dell'amore: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13, 34).
Perché si parla di comandamenti (plurale) se in realtà ce ne ha lasciato uno solo?
Semplicemente perché nel nostro quotidiano noi dobbiamo declinare questo amore in mille rivoli diversi; noi riceviamo la fonte dell'amore ma poi questo amore va vissuto a seconda delle situazioni in cui ci troviamo, delle persone che incontriamo, delle scelte che facciamo, delle parole che diciamo.
Il comandamento dell'amore si traduce in comandamenti dell'amore.
La parola comandamento ci crea sempre un po' di problemi...
Stiamo attenti, Gesù non ha detto: "Vi comando di amarvi", ma "Vi do un comandamento", quello dell'amore. Ciò che ci viene comandato di vivere, ci viene prima donato, è un dono!
Siamo prima amati!
A volte si prova invidia per i discepoli che hanno vissuto con Gesù, l'hanno visto, gli son stati accanto, ma in realtà siamo più fortunati noi.
Loro lo avevano a fianco, noi lo abbiamo dentro.
Loro hanno vissuto il Dio con noi, noi viviamo grazie allo Spirito, il Dio in noi.
Possiamo vedere il Signore, questa è la promessa.
Tranquilli, amici, non stiamo parlando di apparizioni, ma della possibilità che ci è data di entrare in quella dimensione che è lo spirito,, la dimensione più profonda e autentica di noi stessi
Viviamo tempi difficili, inutile negarlo. Difficili umanamente, difficili cristianamente.
Il futuro è denso di nubi scure e il rischio di vedere sempre e solo il negativo rischia di contagiare anche i cristiani più virtuosi.
Gesù è chiaro: il mondo non lo vede presente, parla di lui come di un grande personaggio del passato, come di un simpatico profeta finito male ma i discepoli, continuano a vederlo, lo riconoscono, lo annunciano, lo ascoltano, lo pregano.

Il primo dono che Gesù promette ai discepoli intimoriti è il Paraclito, cioè il Consolatore.
Il Paraclito, mi assicura che metterà nella mia strada delle consolazioni, cioè metterà qualcuno che ha la mia stessa sensibilità, qualcuno che mi aiuterà, qualcuno che mi difenderà, qualcuno che mi proteggerà, qualcuno che entrerà nel mio mondo con rispetto e che lo capirà.
Dio ci consola mettendo nel nostro cammino dei suoi angeli, persone che ci aiutano, che condividono la strada, la passione, che ci aiutano.
Lui non c'è più, ma ci sono i suoi angeli.
Se tu ti fidi di questo, in alcuni giorni ti sentirai solo, ma non sarai mai solo.
Consolatore vuol dire proprio: stare con chi è solo.
Allora: guardati attorno! Dio non c'è, ma si nasconde sotto altri nomi.
Lo riconosci? Lo vedi? Chi sono i tuoi angeli?.
Di questo abbiamo bisogno, urgente: di un aiuto che ci aiuti a leggere la grande storia e la nostra storia personale alla luce della fede.
Se è davvero così, allora, la difficoltà può diventare straordinaria opportunità, occasione di annuncio, ragione di conversione.

Ne sa qualcosa Filippo che, a causa della persecuzione che si è scatenata contro la primitiva comunità, è fuggito e si ritrova in Samaria, la terra abbandonata, la terra eretica.
La fuga diventa luogo per l'annuncio e conversione di nuovi discepoli.
Se anche noi, nell'attuale complessa situazione storica, la smettessimo di lamentarci, e ricominciassimo semplicemente a fare la Chiesa, cioè ad annunciare nella gioia Gesù Cristo, semplificando il proprio linguaggio, alleggerendo le nostre strutture, forse potremmo fare la stessa esperienza che ha fatto Filippo.
Ad una condizione, come ammonisce Gesù: restare fedeli al comandamento dell'amore, ad ogni costo.
Solo il comandamento dell'amore, in questi tempi, è in grado di perforare la spessa corazza anticristiana che abita la nostra società fintamente cristiana.

La bella notizia di questa Domenica? Lui vive e noi viviamo! Questo rende conto della mia speranza. Io appartengo a un Dio vivo e Lui a me e queste parole ci fanno dolce compagnia