Omelia (16-02-2020)
don Luciano Cantini
Ma io vi dico

Non crediate

L'espressione "Non crediate" con cui Gesù apre il discorso con i suoi discepoli serve ad arginare supposizioni, interrogativi o perplessità sulla sua persona, ma anche per offrire una prospettiva più ampia, un orizzonte vasto alla sua missione. Scribi e farisei avevano un fascino particolare sulla gente per la loro dedizione alla Scrittura; scrutano la Legge fino alle minuzie per coglierne i minimi precetti, secondo loro necessari per giungere alla perfezione. Con una visione limitata ad un impegno umano che loro stessi avevano difficoltà a praticare.

Gesù non è venuto ad abolire (letteralmente demolire) "la Legge o i Profeti" - espressione che indica la totalità delle Scritture-, "ma a dare pieno compimento"; la parola greca usata da Matteo è pleròsai significa letteralmente "riempire fino all'orlo, fino a traboccare"; il senso è quello di dare un significato pieno, totale, oltre il quale è impossibile andare. Nemmeno la più piccola lettera, nemmeno un piccolo trattino della Legge verrà cancellato finché non siano passati il cielo e la terra. Finché l'uomo vivrà nella storia avrà bisogno della totalità della Scrittura ma anche di una sua forte "ri-significazione" che lo liberi dal formalismo e dalla esteriorità, dalla sclerosi del rapporto con Dio.


Se la vostra giustizia

La fede o la vita stessa, se vissuta solo negli schemi e nelle regole alla fine soffoca, opprime, toglie il significato delle cose. Gli scribi e i farisei sono, nel vangelo, considerati come sinonimo di formalismo: la Parola di Dio, invece di essere Memoria e generare Promessa, era diventata Legge che genera precetti di ogni tipo; la giustizia, invece di fedeltà alla Promessa era diventata fedeltà ai precetti e norme, difese con scrupolosa attenzione: "Anche oggi il Signore ci invita a fuggire questo pericolo di dare più importanza alla forma che alla sostanza. Ci chiama a riconoscere, sempre di nuovo, quello che è il vero centro dell'esperienza di fede, cioè l'amore di Dio e l'amore del prossimo, purificandola dall'ipocrisia del legalismo e del ritualismo" (Papa Francesco 03.09.18)


Ma io vi dico

Gesù non propone uno schema, una struttura che ingabbia la vita, non accetta che la Parola diventi "forma", un codice che strutturi l'essere umano che limiti le relazioni; la sua proposta è dettata esclusivamente dall'amore. Ci aiuta a capire che non abbiamo bisogno di una "morale" o di un "codice etico" quanto dell'amore che viene da lui. Quando si perdono di vista le motivazioni che stanno all'origine e le prospettive di futuro di ogni azione, si vive solo per senso di dovere. Ma il sacrifico del dovere impoverisce la vita e rende infelici; finisce per infilarla in un vortice in cui l'infelicità viene generata proprio dal fare la cosa che deve essere fatta giustamente.

Al dovere - Avete inteso che fu detto - Gesù contrappone la dimensione dell'amore: Ma io vi dico; non c'è la negazione della Legge e i Profeti quanto il portare all'estreme conseguenze il senso stesso della Parola rivelata. Nelle parole del Signore scopriamo tutta la delicatezza, la forza e la potenza dell'amore che ci spinge a vivere per amore e a sperimentare la pienezza della vita e non più l'oppressione del dovere.

Gesù ci invita a entrare nella Parola che è capace di discernere i sentimenti e i pensieri del cuore (Eb 4,12) e farsi penetrare da essa per liberare il nostro Spirito e per donarci la fedeltà alla Giustizia di Dio. La Parola del Vangelo ci chiede di aprire nuovi orizzonti, spalancarsi alla Libertà, alla gratuità dell'amore.