Omelia (05-01-2020)
Missionari della Via


Il bellissimo prologo del Vangelo offre tantissimi spunti che qui naturalmente non possiamo trattare tutti. Il prologo inizia con le parole che richiamano il libro della Genesi: in principio. Ecco vi è un principio nella nostra vita, nelle nostre azioni, è un ricapitolare tutto in Cristo. Significa cioè che le cose che animano la nostra vita hanno il loro vero capo. Noi abbiamo infatti un problema di ordine. Una bella preghiera delle ore liturgiche dice: Signore che ogni nostra azione abbia in Te il suo inizio e in Te il suo compimento. Ecco cosa significa mettere ordine nella nostra vita. Si parte da Cristo e si finisce con Cristo; è Lui l'ispiratore della nostra vita, è in Lui che le nostre azioni acquistano il sapore dell'immortalità. Noi, invece, abbiamo un problema di ordine nella nostra vita, un altro principio: noi stessi! Le nostre azioni partono da noi e finiscono con noi, partono male e finiscono peggio; per questo il nostro essere è angosciato, impaurito, perché non tutto possiamo tenere sotto controllo, non tutte le cose dipendono da noi! Domandiamoci allora qual è la fonte del nostro agire, qual è la luce della nostra esistenza che guida il nostro cammino, perché: «Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce» (Platone). Ricordiamoci che le cose nascono dall'amore di Dio, perché le cose, le nostre stesse vite, cambiano in meglio quando all'origine mettiamo l'amore di Dio, la luce di Dio. «Stringi stringi, questo è il vero "caso serio" dell'esistenza. Che fare di fronte a questa provocazione? Denunciare Gesù come abusivo? Aizzargli contro il malumore popolare perché disturba la quiete pubblica? Rimetterlo in croce o metterlo in ridicolo? Far finta di niente, tanto prima o poi si stancherà e andrà via?... tutto ci è permesso fuorché rimanere neutrali» (don Tonino Bello). Il problema è ora accogliere la luce vera che è l'amore di Dio, che è la sola che può illuminare le tenebre che sono in me: la mia solitudine, le mie paure, la mia povertà, i miei dubbi. Queste tenebre vengono illuminate non dal sangue, non dal volere di uomo, (non sono i miei parenti che me lo insegnano), ma solo dalla tenerezza di Dio nella pienezza della grazia e della Verità: è Cristo che porta tutto ciò nella mia vita. Questa luce ora si è fatta carne, noi parliamo di una Persona concreta, Egli è venuto ad abitare in mezzo a noi perché la luce si percepisce come utile se è visibile (cfr F. Rosini). La luce che cambia l'esistenza di ogni uomo è vedere la gloria di questo Verbo che ha una gloria come di Figlio Unigenito del Padre pieno di grazia e di Verità Noi abbiamo da incontrare una persona concreta e contemplarne la gloria; la parola gloria non vuol dire come splendore, kabod vuol dire il peso di una cosa, ogni cosa ha la sua gloria, il suo peso. Nella sofferenza, nella morte di un uomo si vede la sua gloria, il suo peso, come egli vive quei momenti, come reagisce. Ecco, la gloria di Dio noi la vediamo nella sofferenza, nella morte sofferta per noi. Noi, in ciò, misuriamo non solo la sua gloria, ma il peso, il valore che Egli ha dato alle nostre stesse vite: Dio per amore nostro si è fatto uomo, ha sofferto come uomo, è morto come uomo, è risuscitato come Dio perché noi potessimo morire e risorgere con Lui! Se io capisco la carne di Cristo, la vita di Cristo, capisco la mia vita e intendo tutto di me, perché è Lui che rivela a me chi sono io!