Omelia (01-12-2019)

Missionari della Via

Inizia oggi il tempo dell'Avvento, tempo di preparazione e dunque, speriamo, anche di crescita. Il tempo liturgico dell'Avvento celebra la venuta di Dio, nei suoi due momenti: dapprima ci invita a risvegliare l'attesa del ritorno glorioso di Cristo; quindi, avvicinandosi il Natale, ci chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la nostra salvezza.

Ora, il Signore viene continuamente nella nostra vita, vi � una venuta intermedia che avviene, (speriamo di accogliere) nel nostro cuore. A che serve questa venuta? A vivere bene questa vita, preparandoci all'incontro con il Signore. Infatti, se non riflettiamo che la nostra vita terrena ha un fine, le cose che facciamo non hanno un movente autentico, non sono indirizzate verso la meta finale.

Come sar� la fine della nostra strada? Qui il Vangelo ci dice che pu� avvenire come al tempo di No�: tutti mangiano, tutti si sposano, tutti bevono; ora, queste non sono cose cattive, ma rischiano di diventare l'assoluto. Noi viviamo di queste cose, per� c'� qualcosa di pi� grande del solo mangiare, del bere, di realizzarmi, di vivere affetti come possessi. San Paolo ce lo ricorda: �passa la scena di questo mondo� (cfr 1Cor 7,31).

Ecco, No� sale sull'arca consapevole di ci�, ma gli altri non si accorgono di nulla presi come sono dalle loro cose. Questo � qualcosa di ricorrente. Vediamo persone che si donano, che mostrano con la loro vita che tendono verso qualcosa di oltre, di pi� grande, ma non riflettiamo su ci�. Ho visto persone rispondere alla chiamata del Signore consacrandosi totalmente a Lui, e i parenti vivere quasi nell'indifferenza tutto ci�.

Una volta un mio caro mi disse che non aveva bisogno di miracoli, perch� la mia chiamata era gi� un miracolo; risultato? Non cambi� minimamente stile di vita, lontano dal Signore prima, lontano dal Signore dopo, nel peccato prima, nel peccato dopo!

Certo che � proprio strano tutto ci�! Siamo cos� intontiti nel fare le cose di questo mondo che non pensiamo al dopo. Spesso ai funerali mi capita di dire ci� per cercare di risvegliare le persone dal loro torpore spirituale; ma spesso, usciti dalla chiesa, dopo due lacrime, un pochino di commozione ritornano alla stessa vita di prima.

�Ges� non dice che la generazione nella quale avverr� "il giorno del Signore" sar� immorale o particolarmente perversa, ma ne denuncia solo l'indifferenza. Sono uomini e donne che vivono: nascono, crescono, si innamorano, si sposano, mangiano e bevono... S�, vivono, e su questo loro vivere Ges� non pronuncia condanne, proponendo loro un programma ascetico. Denuncia solo la "non conoscenza", il non essere pronti, l'essere indifferenti a ci� che invece va cercato prima di tutto ed � essenziale a una vita veramente umana, che risponda alla volont� e alla vocazione del Creatore. Dunque nessun castigo da parte di Dio, ma semplicemente la manifestazione della situazione in cui si trova l'umanit� di fronte alla presenza e alla venuta del Figlio dell'uomo. Purtroppo noi oscilliamo tra febbre apocalittica con predizioni catastrofiche e indifferenza verso questo evento che, tardando cos� tanto, pensiamo non ci debba tormentare. Ma questo evento non pu� essere da noi rimandato alla fine della storia, quasi pensando che non ci riguardi, perch� in realt� nell'esodo di ciascuno di noi, nel passaggio da questo mondo all'al di l� della morte, saremo messi di fronte alla presenza del Figlio dell'uomo veniente nella gloria� (Enzo Bianchi).

Bisogna dunque vegliare perch� non sappiamo quando verr� il Signore nella nostra vita, quando andremo incontro a Lui.

�La vigilanza prende valore dal motivo per cui si veglia. Veglia anche il donnaiolo, diceva sant'Agostino, e veglia il ladro, ma non � certo buono il loro vegliare. Vegliano coloro che passano la notte in discoteca, ma spesso per stordirsi e non pensare. Ora il motivo evangelico della vigilanza � cos� formulato da Ges�: "State attenti, vegliate, perch� non sapete quando sar� il momento preciso". Non serve consolarsi dicendo che nessuno sa quando sar� la fine e del mondo. C'� una venuta, un ritorno di Cristo, che ha luogo nella vita di ogni persona, al momento della sua morte. Il mondo passa, finisce, per me, nel momento in cui io passo dal mondo e finisco di vivere. Pi� "fine del mondo" di cos�! Dio forse ci minaccia, non ci vuole bene? No, � per amore, perch� ha paura di perderci. La cosa peggiore che si pu� fare, davanti a un pericolo che incombe, � quello di chiudere gli occhi e non guardare� (p. Raniero Cantalamessa).
Ma gi� ora il Figlio dell'uomo viene secondo schemi che non abbiamo. Occorre la nostra disponibilit� ad accogliere il nuovo che arriva. Occorre essere pronti a cambiare vita, vivere una vita pi� autentica, non rimanere attaccati sempre alle solite cose che facciamo. Perch�? Perch� la vita ci presenta cambiamenti, possiamo vivere una sofferenza che ci chiede un cambiamento, siamo pronti e disposti a farlo? Anche la morte, realt� dalla quale spesso fuggiamo, inevitabilmente un giorno verr�, siamo pronti ad affrontarla? Chiunque, prima di affrontare un lungo viaggio prepara le cose che gli occorrono, lo facciamo per un breve viaggio e non lo facciamo per un viaggio senza ritorno?

Occorre che ci domandiamo: �Chi � il padrone della mia vita? Se il signore verr� come un ladro significa che il padrone sono io; se invece il padrone � Lui non verr� come un ladro, ma quando verr� io dir�: � il Signore. Allora facciamo s� che in questo tempo diveniamo persone capaci di farsi visitare pronti alla visita che arriva un ospite gradito� (don Fabio Rosini).

Vegliamo dunque, perch� cos� facendo accogliamo il Signore, accogliamo l'amore nella nostra vita.