Omelia (01-12-2002)
don Fulvio Bertellini
State attenti, vegliate!

Attenti a che cosa?

"State attenti, vegliate!". Sembra un invito troppo generico, un po' fastidioso, che ci mette in guardia non si sa bene da che cosa. L'idea di un ritorno del Signore ci appare irrimediabilmente lontana - un'idea, appunto - mentre incombono sulla nostra vita cose ben più concrete: ciò che costava centomila lire, oggi vale ottanta euro, se non bastassero tasse e tariffe varie da pagare, ecco che bisogna comprare anche i regali di Natale, e intanto i figli chi li capisce più, magari ci vorrebbe più tempo da passare con loro, ma c'è troppo da lavorare... probabilmente la nostra mente è ingombra di problemi di questo tipo. Chi ha tempo di aspettare la venuta del Signore?

Come servi in attesa

Gesù, per far entrare i suoi interlocutori (e anche noi) nello spirito dell'attesa, racconta la parabola dei servi che attendono il padrone. La conosciamo già in svariate versioni. La presentazione di Marco sottolinea il compito che è affidato a ciascuno, oltre all'imprevedibilità del ritorno del padrone. A noi risulta ostico entrare nello spirito di questa parabola: non solo perché in teoria da noi non ci sono più padroni e servi, ma soprattutto perché un impegno così a lungo termine ci risulta incomprensibile. Viviamo in un'era di rapporti veloci, di relazioni istantanee, in cui nulla è definitivo, neanche un contratto firmato (vedi i trasferimenti dei calciatori) e neanche il matrimonio (vedi l'aumento continuo delle separazioni). Ciò che invece il Vangelo ci propone è un impegno a lungo termine, in cui dovremmo mettere una dedicazione totale, verso qualcosa che per definizione è lontano e inattingibile come il ritorno del Signore. Come riappropriarci delle giuste motivazioni?

Come un'alluvione

Basta un po' di pioggia, mista a scirocco e alta marea, per riportarci alla dura realtà: il Nord ricco e tecnologico è di nuovo sott'acqua. Presi dai nostri affari, non siamo stati attenti e lungimiranti, e quando meno te l'aspetti, basta un po' di maltempo per far straripare fiumi e torrenti, mettere a rischio intere famiglie, distruggere strade... mentre Gesù ci racconta la parabola dei servi, la nostra cronaca ci mette davanti la parabola dell'alluvione. Sorprendente perché non imprevista e imprevedibile. Si sa che in autunno piove, e si sa che ultimamente piove tanto, e si conoscono le zone a rischio. Ma per dieci mesi all'anno ognuno pensa ai fatti suoi, nessuno vuole mettere mano al portafoglio, nessuno è in grado di occuparsi del bene comune, e così la catastrofe arriva, puntuale, a volte più rovinosa, a volte meno.

Troppa abbondanza?

Ma io non sono esperto di alluvioni. Qualcosa del genere avviene però nella nostra vita spirituale, personale e comunitaria. Non siamo pronti, e la venuta del Signore ci coglie impreparati. E ciò che ci coglie più impreparati a volte non è la catastrofe. Di questo abbiamo già parlato, e magari anche fatto esperienza. Uno pensa di poter gestire tranquillamente la famiglia, e intanto a poco a poco la convivenza si corrode, fino alla rottura. Sempre più spesso le crisi ci colgono senza argini: l'argine della preghiera, della riflessione, del silenzio, dell'attenzione ai valori di fondo. Ma delle catastrofi abbiamo già parlato abbastanza. Parliamo dell'abbondanza.

Troppe comunioni

Quest'anno nella mia parrocchia quaranta bambini faranno la prima comunione. Sono troppi. E troppo bravi (meno male che qualcuno pestifero abbassa la media; ma l'esperienza insegna che tra dieci o vent'anni i migliori potrebbero essere proprio loro). Impossibile seguirli come si deve. Impossibile o quasi curare i contatti con le famiglie come si dovrebbe. Bisogna fare come si può: con i preti e i catechisti che ci sono. In superficie va tutto bene; ma resta sempre la sensazione di un talento sprecato, di un raccolto mancato. Il Signore Gesù, in attesa della venuta definitiva, non manca di farsi presente nella nostra storia. L'occasione in cui ciò avviene può essere la più diversa: un bambino che chiede a suo modo di essere educato nella fede, un adulto che comincia a rivedere la sua vita, un povero che bussa alla nostra porta, più spesso un povero che non ha il coraggio di bussare, un amico che ci dice una parola buona... e noi rischiamo di essere ciechi e sordi. Troppa abbondanza. Quando ci sveglieremo?


Flash Prima Lettura

Questo testo profetico vibrante e appassionato è un autentico modello di preghiera. Abbiamo molto bisogno di reimparare a pregare, anche perché è sempre più difficile trovare chi lo insegni. Non è male lasciarsi insegnare dalla Parola di Dio. L'espressione sincera dei sentimenti entra a pieno titolo in questa preghiera: notiamo che si alternano, nel giro di una pagina, il rimprovero verso Dio ("perché ci lasci vagare..."), la supplica appassionata ("se tu squarciassi i cieli e scendessi!"), il ricordo delle meraviglie da lui compiute ("occhio non ha sentito, orecchio non ha visto che un Dio fuori di te abbia fatto tanto per cui confida in lui..."), la richiesta di perdono ("siamo divenuti tutti cosa impura"), l'abbandono fiducioso ("ma tu, Signore, tu sei nostro padre...").
Nel tempo forte dell'Avvento siamo invitati a riscoprire la bellezza della preghiera, una preghiera in cui ci sia spazio anche per l'espressione sincera dei sentimenti e un dialogo appassionato con Dio.

Flash Seconda Lettura

L'inizio della lettera ai Corinzi affronta il problema delle divisioni interne, una questione su cui Paolo deve rimproverare con forza la comunità da lui fondata. Prima di venire al punto, come nella maggior parte delle sue lettere, troviamo il saluto e il ringraziamento, che costituiscono la seconda lettura di questa domenica. Notiamo che in questo saluto/ringraziamento non c'è traccia di elementi negativi: prima di esprimere le sue osservazioni e le sue critiche, l'apostolo si sofferma a contemplare i doni di grazia presenti nella comunità: "Ringrazio continuamente il mio Dio per voi...". Paolo non rifiuta di affrontare i problemi, ma sempre partendo da una visione positiva di quello che Dio sta facendo per i Corinzi: "nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi confermerà sino alla fine...". La visione di fede di Paolo lo porta a constatare che Dio è all'azione, nonostante le pecche e le divisioni che minano la comunità dei Corinti. Il primo punto di vista è quello della fede: "fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!". Il tempo di Avvento si apre con la visione ottimistica e rasserenante dell'Apostolo, che ci invita a vedere anche nella nostra Chiesa i segni dell'azione e della presenza del Risorto. La vigilanza è innanzitutto attenzione alle opere di Dio, e quanto più sarà forte la nostra attenzione, tanto più sarà forte il nostro impegno attivo di conversione. La contemplazione di ciò che Dio opera in noi, nella nostra comunità, anche in persone lontane, non può lasciarci indifferenti. Ci spinge inevitabilmente a cambiare; ci fa accorgere che stiamo facendo troppo poco, che stiamo sciupando i doni di Dio, che forse stiamo dormendo e abbiamo bisogno di svegliarci al più presto.