Omelia (12-02-2017)
padre Gian Franco Scarpitta
L'amore vino "perpetuum"

Nella sua Prima Lettera, Giovanni parla della "Legge di Dio" dicendo che essa è sintetizzata in un comandamento "antico" e allo stesso temo "nuovo", che consiste nell'amore ai fratelli come condizione per restare nella luce e diradare le tenebre (1Gv 2, 2 - 8). Il concetto che l'apostolo intende esporre è abbastanza chiaro: possiamo anche conoscere tutti minuziosamente tutta la Legge di Dio come viene interpretata nell'Antico Testamento (la Legge di Mosè, Thorà), possiamo conoscere anche i particolari e le virgole dell'intera Scrittura, come pure dare ottime e convincenti elucubrazioni esegetiche su ogni passo allusivo ai singoli precetti e prescrizioni, ma non saremo mai dotti intorno alla volontà del Signore fin quando non avremo compreso che la Legge consiste fondamentalmente nell'amore verso Dio e verso il prossimo. Potremmo anche avere cognizione di ciascuno dei comandamenti divini, saperne offrire illuminata interpretazione, dimostrare profondità di scienza sullo specifico morale di ciascuno di essi, ma ne saremo sempre ignoranti finché non avremo preso coscienza della loro sintesi: l'amore. E' appunto l'amore convinto e disinteressato a dare senso a ciascuna delle prescrizioni divine, anche quelle che a prima vista ne sembrerebbero estranee; sempre l'amore è il vero compendio di tutta la Legge, la sua pienezza (Rm 13, 8 - 10), il caposaldo che rende sempre nuova una legge antica. Ciascuno dei comandamenti che noi conosciamo e che più volte abbiamo elencato (?) racchiude in se stesso, anche se nella forma sottesa, sempre l'imperativo etico del donarsi e del concedersi a Dio e agli altri. "Ama e fai tutto ciò che vuoi", afferma una celebre frase di Sant'Agostino e quando si esercita la virtù della carità senza retorica e senza distacco si è davvero certi di essere adempienti su tutto.
E' questa la logica per la quale Gesù, nelle sue monizioni, concilia il vecchio e il nuovo senza che l'uno smentisca l'altro: "No crediate che sia venuto a abolire la Legge e i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare compimento." La Legge e i Profeti sono i testi scritturali sui quali si fondava l'etica e la vita dell'antico popolo d'Israele, che si trovava normato dalle disposizioni mosaiche e sollecitato dalle parole ispirate di chi recava il divino annuncio. Erano queste le Scritture che orientavano la vita di tutti gli Israeliti e alle quali lo stesso Gesù si sottometteva con riverenza senza eccezioni e anche i cristiani delle origini seguiteranno ad osservare la Legge di Mosè frequentando il tempio per il culto e seguendo le condotte di preghiera allora in uso. Gesù infatti manifesta la volontà che esse restino sempre le stesse e che neppure ino iota (ebraio jod) venga da esse mutato. Sebbene antiche e datate, le Scritture hanno sempre la loro attualità. Ciò che tuttavia le rende "nuove", rinvigorite nel senso e complete è quell'aggiunta di Gesù "Ma io vi dico", che vuole attribuire ad esse il suo reale significato e fondamento in nome della succitata legge dell'amore. Nessuna norma scritta assume infatti piena validità quando non sia contrassegnata dal trasporto di un cuore puro e rinnovato che si trasformi nella trasparenza dell'amore e del dono di sé e seppure codici e legiferazioni siano riusciti a mantenerci nella legalità, il fatto che siano stati semplicemente scritti su carta non hanno mai contribuito a cambiare lo spirito umano e a guadagnarci la perfezione e la rettitudine di coscienza.
E' piuttosto l'amore che deve spronarci, la vera legge scritta non su tavole, ma incisa nei nostri cuori (Ger 31, 30 ess) per la quale a ciascuna delle azioni devono corrispondere intenzioni conformi e che richiede una trasparenza che inabiti nella nostra interiorità. Di conseguenza non è sufficiente non mutilare, non percuotere o non uccidere nella prassi, ma occorre anche estinguere qualsiasi perversione e malizia nei confronti del prossimo già nel proprio animo. Non soddisfa astenersi dal furto e dalla rapina, ma occorre anche sgombrare l'animo da sentimenti di rivalsa e di rancore; occorre scongiurare il pericolo di invidia e di gelosia confrontando le nostre risorse con quelle altrui. Come pure è necessario il rispetto dell'onore e della dignità della persona, la tutela dei suoi diritti, la sua buona fama poiché tante volte si può ferire e mutilare anche con le parole oltre che con le armi e le percosse. Non macchiarsi della colpa esteriore di adulterio non è sufficiente qualora nel cuore alberghino concupiscenze e desideri repressi verso la donna altrui. Non basta evitare la vendetta esagerata e sproporzionata, come voleva la legge di Mosè, ma occorre anche estinguere ogni desiderio di rivalsa, di acredine e di asperità verso i nostri avversari perché si può uccidere anche nel proprio animo. Anche se adempiere i giuramenti fatti rende onore a Dio, è meglio astenersi dai giuramenti che possano essere inopportuni, evitando di mettere in gioco Dio Verità su ciò che realmente è menzogna umana. In tutto questo Gesù perfeziona, senza screditarla, la Legge fondamentale che si limitava alla forma scritta e passiva, chiamando in causa la nostra collaborazione voluta dalla buona disposizione interiore; chiama a rapporto il nostro intimo quale vero interprete di qualsiasi legge fatta di prescrizioni e di decreti e l'amore è il comune denominatore che rende sempre nuovo ciò che è antico, attualizzando e portando alla perfezione ogni prescrizione plurisecolare che sotto questa ottica appare odierna e gradevole. L'amore trasforma i "Comandamenti" in Beatitudini ed è paragonabile al vino "perpetuum" che seppure versato nelle botti decenni or sono risulta anche oggi prezioso e gustoso a consumarsi.
L'uomo certamente dispone del libero arbitrio e della gestione della propria volontà ed a lui solo spetta la risoluzione decisionale fra il bene e il male; a lui cioè spetta di decidere se osservare i comandamenti o rigettarli. Il libro del Siracide (I Lettura) osserva che nel primo caso la scelta verte alla realizzazione umana, nel secondo consegue distruzione e autolesionismo. Chi infatti osserva i Comandamenti oltre che adempiere la legge di Dio costruisce per se una prosperosa garanzia di vita e trova nei moniti divini contrassegnati dall'amore la forza e la fiducia per affermare se stesso. Diversamente procura la propria condanna chi deliberatamente disattende quanto Dio comunica a nostro esclusivo vantaggio. La pienezza della legge, cioè l'amore, è infatti la pienezza stessa dell'uomo.