Omelia (04-09-2016)
padre Gian Franco Scarpitta
Fiducia, fedeltà e radicalità

Difficile è conoscere la volontà di Dio e i sentieri del Signore sono imperscrutabili e inaccessibili alla sola ragione umana. Questo denuncia la prima Lettura tratta dal Libro della Sapienza, che ammonisce quanto sia difficile per l'uomo, già oberato nell'interpretazione dei fenomeni del suo mondo, scrutare i disegni divini e qualsiasi congettura personale potrebbe condurre a perniciose conseguenze. Vi è tuttavia un dono divino che ci consente di comprendere la volontà dell'Altissimo su di noi, con il quale Dio stesso interviene nella nostra storia e che da' fondamento a qualsiasi tentativo di interpretazione da parte nostra: "Lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio" afferma infatti Paolo (1 Cor 2, 10) e aggiunge che nessun discorso persuasivo di sapienza ci è congeniale, quanto piuttosto la sapienza di cui è garante Dio per mezzo dello stesso Spirito Santo. E' infatti grazie allo Spirito di sapienza che ci proviene dal Signore che noi possiamo conoscere e attuare la volontà di Dio e qualsiasi riferimento umano è sempre fallace e insignificante. Tutte le volte in cui volessimo domandarci quale sia la volontà di Dio su di noi (il che dovrebbe avvenire con frequenza) non dovremmo far altro che pregarlo lo Spirito affinché ci orienti e ci guidi con i suoi doni, interpretando ogni singolo evento e ogni "segno" nell'ottica della volontà del Signore. La Scrittura ci insegna ancora che "tutto ciò che vuole il Signore lo compie, nei cieli e sulla terra" (Sal 135, 6), anche indipendentemente dal nostro volere, ma conoscere i suoi progetti e collaborarvi è radice della salvezza e della nostra gioia.
Tutte queste verità non pregiudicano tuttavia che adempiere il divino volere non sempre è facile e che anzi in tantissime occasioni è anche duro e sacrificato. Gesù si guarda attorno e nota che "molta folla" lo sta seguendo dovunque lui vada. Comprende che tutte quelle persone, non identificate una per una e quindi a lui sconosciute, sono decise a porsi al suo seguito il che vuol dire che mostrano buona disposizione a fare la volontà di Dio che in Gesù sarà resa manifesta. E tuttavia Gesù con la folla al suo seguito si mostra categorico e preciso: "Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo." A lui non servono adesioni ad ogni costo e non si entusiasma di un numero impressionante di popolo che lo circonda con benevolenza, ma chiede a quanti intendono porsi alla sua sequela una radicalità di fondo, una decisione che non ha paragoni altrove, una convinzione spiccata che si tramuta nella concretezza della vita. In altri termini, Gesù, che è il Figlio di Dio fatto uomo e la cui parola è verità, richiede che nulla si preferisca più di lui e che ogni altra cosa, compresi gli affetti familiari e le preferenze personali, non abbiano la prevalenza su di lui. Chi è stato rivestito della grazia del Battesimo e ancor più dell'ulteriore dono dello Spirito nel Sacramento della Confermazione, quale cristiano effettivo non può che dare la priorità a Gesù continuamente, in ogni caso e in qualsiasi circostanza, senza consentire che affetti personali lo distolgano dal proposito fermo della sequela e della radicalità. Chi ha scelto Cristo si è privato di qualsiasi sicurezza materiale e ha rinunciato a tutto ciò che solitamente costituisce il nostro motivo di certezza e di sicumera, per trovare qualsiasi sicurezza solo nello stesso Cristo. In questa espressione evangelica che ha suscitato non poche discussioni anche esegetiche, Gesù non legittima l'odio e la repulsione nostri cari e non giustifica affatto un atteggiamento di indifferenza e di distacco nei confronti dei nostri affetti familiari, ma semplicemente invita a non anteporre codesti valori alla scelta che deliberatamente va fatta di lui. Nessun vincolo di famiglia deve mai distoglierci dal seguire Cristo con determinazione realizzando prontamente la sua volontà e neppure i nobiili sentimenti devono disorientarci dal fermo proposito di sequela. Ecco perché non è affatto facile la radicale appartenenza al Signore. Essa impone la dimensione dell'essere prima ancora che dell'agire o del comportarsi (Gesù dice infatti: non può "essere" mio discepolo chi... e non "diventare") e chiunque voglia cimentarsi in questo proposito è invitato a valutare con attenzione se il gioco vale la candela, cioè se sarà in grado di portare a termine i suoi progetti con perseveranza e prontezza di spirito. Come un costruttore valuta attentamente l'ammontare della spesa prima di edificare una torre onde evitare un possibile lavoro incompiuto o futuribili debiti, così nessuno può porsi alla sequela di Cristo senza valutare se sarà in grado di sopportare il peso che questa missione necessariamente comporta.
Seguire Gesù e adempiere al volere di Dio secondo quanto egli stesso insegna, non è quindi facile tuttavia non si tratta di un'impresa ardua e impossibile o di un giogo umiliante e distruttivo. La grazia che ci viene donata disinvoltamente dallo stesso Signore ci spiana la strada e ci ravvisa la certezza che questa, sebbene impegnativa e ardua, non è impossibile e nella prospettiva della fede e della speranza essa diventa anzi una tappa spesso anche soave. Se da una parte occorre impegno di radicalità evangelica nella nostra scelta di Cristo e non possiamo esimerci dall'esercizio della volontà in tal senso, dall'altra possiamo contare nella certezza di non trovarci mai soli in questo itinerario, consapevoli che il Signore stesso ce ne farà percorrere debitamente le tappe. Fedeltà, radicalità e buona volontà si coniugano così con la fede e con la speranza.