Omelia (26-06-2016)
padre Gian Franco Scarpitta
La radicalit� del "si"

Durante l'anno del Noviziato ci veniva ripetuto che la scelta della vita religiosa e del sacerdozio erano talmente serie e importanti che andavano fatte non senza accurata ponderazione, e soprattutto che dovevano essere fatte senza rimpianti o nostalgie per il passato.
Nella vita di speciale consacrazione ci si immedesima infatti in una nuova dimensione esistenziale, per la quale si abbandona ogni cosa quanto ad averi materiali, affetti, libert� e decisioni personali per conquistare una sola cosa: Nostro Signore Ges� Cristo. Questi va scelto con cuore indiviso, cio� radicalmente e senza alternativa, senza che le prospettive secolari, anche quelle che sarebbero legittime fuori da questo stato, ci attraggano oltre misura. Ecco perch� prima ancora di essere ammessi ai voti si viene vagliati con molta attenzione da parte dei Superiori di un Istituto Religioso, come pure viene chiesto ai candidati di riflettere attentamente e senza riserve sulla loro decisione. O si sceglie unicamente Ges� Cristo senza condizioni o si delibera per il mondo e per la vita professionale. Ges� chiede infatti radicalit�, fermezza, decisione e fedelt� nella sequela gi� ad ogni cristiano in forza del suo battesimo, ancor di pi� a coloro che lui stesso chiama alla maggiore sequela. Nella pagina del Vangelo di oggi osserviamo che Ges� non si entusiasma quando uno sconosciuto gli si propone come discepolo fedele: "Ti seguir� ovunque tu vada", ma piuttosto gli mette in mostra le difficolt� e gli impegni che la sequela comporta, soprattutto l'insicurezza e l'instabilit� anche dal punto di vista materiale. "Il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo", gli risponde di rimando. In un'altra circostanza, a coloro che chiedevano di mostrar loro dove lui abitasse, ribatteva: "Venite e vedete"(Gv 1, 38 - 39) mentre adesso dice a questo sconosciuto di essere un "senza fissa dimora". Alcuni esegeti hanno messo a raffronto il prologo del Vangelo di Giovanni (Gv 1, 11: "E venne fra la sua gente ma i suoi non l'hanno accolto") per indicare che la vera patria del Figlio dell'Uomo, cio� di Dio Incarnato � quella data dalla fede in chiunque voglia seguirlo, che il suo messaggio di salvezza non � limitato a un solo luogo, ma deve avere come obiettivo tutti i popoli e ogni uomo sulla terra, pertanto il vivere e l'operare di Ges� deve avere valenza altrettanto universale. In parole povere, siamo chiamati a conformarci a lui, a vivere radicalmente anche la sua missione e il suo protrarsi verso tutti. Chi segue il Signore, specialmente nella radicalit� della consacrazione, ha sempre il "piede alzato", non si affeziona a un determinato luogo o a una patria o ad una sola cultura, ma ogni terra � la sua terra. Mentre interagisce con i suoi interlocutori, del resto, Ges� ha appena saputo che un intero villaggio di Samaritani ha rifiutato di riceverlo perch� diretto a Gerusalemme. La Giudea vive in tensione continua con la Samaria, al punto da non potersi sopportare gli abitanti dell'una e dell'altra terra. Eppure Ges� li si stava recando, proprio in un territorio ostile e avverso; avrebbe voluto proporre anche a persone distanti la sua parola e il suo messaggio. A questo sottende allora la risposta di Ges�: il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo non soltanto in senso geografico, ma anche nel senso della missionariet� e della variet� dei suoi interlocutori: essi possono essere ben disposti ma anche refrattari. Non c'� quindi sicurezza umana nel seguire Ges�, non vi sono garanzie o immediati benefici ma solamente imprevisti e continui patemi missionari e anzi, l'unico luogo dove Ges� "poser�" il capo sar� la croce sulla quale egli morir� per noi (Gv 19, 30). Se non ci si mette in questa prospettiva e non si persevera in essa, meglio non mettersi al seguito di Ges�, poich� se ne avrebbe solo svantaggio. Come si diceva prima, Ges� chiede fermezza e decisione, costanza e radicalit�, soprattutto quando a chiamare � proprio lui di sua iniziativa. Al secondo interlocutore infatti chiede egli stesso di seguirlo senza che gli affetti familiari abbiano la prevalenza sulla missione ed evitando che qualsiasi cosa possa distoglierci dal proposito di perseveranza. L'eccessiva familiarit� con persone, situazioni, luoghi e circostanze "secolari", non importa se legittime o regolari, pu� sempre portare all'arrendevolezza nella sequela del Signore, cio� al "mettere mano all'aratro e poi voltarsi indietro". Piuttosto, seguire il Signore comporta condividere in tutto e per tutto la nostra persona con la sua; donare interamente noi stessi, la nostra vita e il nostro essere, come nel caso di Eliseo, che su indicazione di Dio viene scelto da Elia quale profeta suo successore.
Elia, uomo che parla a nome di Dio e per suo mandato, gli si avvicina e gli getta il mantello. Un gesto che si ripete anche nella triste circostanza della lapidazione di Stefano, quando gli aguzzini lanciano il mantello ai piedi del giovane Saulo. "Il mantello � simbolo della persona e, in qualche modo, anche dei suoi diritti. Gettare il mantello su qualcuno costituisce un segno di acquisto, di desiderio di alleanza"( Martini). Lanciare il mantello significa quindi condividere la propria persona con quella di un nostro interlocutore, in modo da acquisirla per intero e realizzare con essa lo stesso destino, la stessa missione. Significa suggellare la vita che � nostra fondendola con quella di un altro, condividendone in tutte le esperienze, le prove, le passioni. Di conseguenza, Elia "conquista" la persona di Eliseo per renderla partecipe in tutto di s� e della sua missione. Ovviamente la missione di Elia � di provenienza divina, pertanto Eliseo concepisce che la sua vita dovr� essere modellata in tutto sulla volont� di Dio. Egli dovr� compiere esattamente quello che, per volont� del Signore, Elia ha realizzato finora.
Ecco Eliseo non esita a corrispondere alla chiamata. Si congeda solamente dai suoi con un banchetto d'addio, ma si pone immediatamente alla sequela di Dio che lo istruisce momentaneamente nella persona dello stesso Elia. Quando questi sar� rapito al cielo su un carro di fuoco, il giovane eletto assister� a tutta la scena e vedr� poi il mantello (la vita, la persona di Elia) cadere gi� dal carro per finire a pochi passi da lui.
Quando sii � scelti da Dio per un particolare progetto di vita, si dispone certamente della propria libert� di adesione o meno, ma prima ancora che nell'affidarci un compito o realizzare un progetto, Egli ci si propone in un misterioso rapporto di amore e di amicizia che misteriosamente avvolge e coinvolge... Insomma Dio ci ama e ci seduce; di conseguenza ci chiama. Ma la risposta non pu� che essere ferma e motivata.