Omelia (17-04-2016)
padre Antonio Rungi
Un pastore vigile e misericordioso

La quarta domenica di Pasqua è dedicata al Buon Pastore e, di conseguenza, al tema delle vocazioni.

Una domenica speciale per pregare per tutti coloro che sono impegnati nella pastorale, di qualsiasi genere, e nei vari uffici e ruoli sia a livello parrocchiale, che Diocesano e più in generale nella Chiesa universale.

Il primo pensiero, va al primo pastore della Chiesa cattolica di oggi, che è il Santo Padre, Papa Francesco, e poi a seguire a tutti i Vescovi del mondo, a tutti i sacerdoti impegnati nella cura delle anime e a tutti i diaconi.


Partendo da testo del Vangelo di questa domenica, in cui ci viene presentata la figura del Pastore che comunica con le sue pecorelle e interagisce con loro mediante la grazia, possiamo comprende l'importanza di tale figura biblica del pastore che viene offerta a noi come chiave di lettura della missione del vero ed unico pastore della Chiesa e dell'umanità che è Gesù Cristo.

Cosa fa questo pastore attento, premuroso, vigilante e misericordioso? L'evangelista Giovanni, nel suo vangelo, ne traccia un identikit preciso. Un pastore che parla alle sue pecore; un pastore che conosce le pecore, perché mediante il dialogo d'amore è facile capirsi tra pastore e pecore; un pastore che si fa guida, si pone a capo del gregge per pascolare, pascere e camminare. Egli è il primo a camminare verso la meta, che è il Calvario ed è la Gloria. E' un pastore che dà la sua vita per ognuna delle sue pecore e nessuna del gregge va perduta o si disperde, perché questo pastore, vigile, attento, premuroso e misercordioso, non lascia allo sbando il gregge, ma si pone alla guida di esso con coraggio, passione e dedizione.

Ecco perché nessuna delle pecore, se segue il suo pastore, si perderà, in quanto chi segue Cristo, in modo pieno e totale, ha la certezza di approdare ad una meta di vera ed eterna felicità. Anche le forze del male, il diavolo, che tende di strapparle al possesso di Dio, con la possessione diabolica, potrà vincere nei confronti del Signore, se quell'anima, quella persona ascolta la voce del suo padrone e Signore. Infatti, l'attività della grazia che opera nella vita delle persone, ben disposte alla fede, produce i suoi frutti spirituali su questa terra e soprattutto per l'eternità.


Tali frutti di conversione e di vera spiritualità sono evidenziati nel brano della prima lettura di questa quarta domenica di Pasqua con la predicazione di Paolo e Barnaba, impegnati ad evangelizzare i popoli pagani. Infatti leggiamo negli Atti degli Apostoli gli straordinari segni compiti da quali apostoli nel nome del Signore.

Un'azione apostolica quella di Paolo e di Barnaba a largo raggio, senza aver paura di nessuno, anzi potenziando l'annuncio in alcune parti dove si recavano sistematicamente mediante la predicazione itinerante, modello di ogni predicazione cristiana, che dovrebbe essere a cuore di tutti i pastori, non sempre zelanti e non sempre aperti alle necessità spirituali e materiali di tanti uomini e donne in cerca di felicità.

La diffusione del vangelo, nei primi tempi del cristianesimo, fu merito del grande converito della storia cristiana, quel Paolo di Tarso che, da persecutore, divenne per grazia di Dio, il più grande apostolo di tutti i tempi, modello di predicatore per tanti apostoli e missionari di oggi e di sempre che con fervore e zelo trasmettono ai fedeli, la parola di Dio e la parola della salvezza in ogni angolo della terra, spesso perdendo la vita a causa del vangelo, come sono i tanti martiri dei nostri giorni.


Il salmo responsoriale, tratto dal salmo 99, ci aiuta a capire il senso di questa giornata della Pasqua settimanale, durante la quale siamo chiamati a rinnovare la nostra fede in Cristo, nostro pastore, dicendo con entusiasmo: Acclamate il Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. Riconoscete che solo il Signore è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo. Perché buono è il Signore, il suo amore è per sempre, la sua fedeltà di generazione in generazione.


San Giovanni nel bellissimo ed intenso brano dell'Apocalisse, parla di questa sua visione del mondo dell'eternità con parole di conforto, speranza e gioia, la cui centro della sscna c'è Gesù, l'Agnello immolato sulla croce per la salvezza del mondo, lo esso Agnello che siede alla destra Dio e che giudicherà il mondo, con la sua sentenza inappellabile al termine dell'esistenza personale e della storia del mondo.