Omelia (10-04-2016)
padre Gian Franco Scarpitta
Presenza ordinaria del Risorto

Questa volta Gesù non elude le porte sprangate e non compare improvvisamente davanti ad occhi inebetiti e confusi. La sua apparizione da Risorto riguarda invece un'esperienza fra le tante, un episodio della vita di tutti i giorni, nel quale in Gesù vediamo un personaggio attivo e concreto, addirittura cuoco e servitore.
I discepoli hanno appena trascorso una normalissima nottata di pesca come tante, con un solo inconveniente: quella notte non presero nulla. Cosa inverosimile per un tratto di mare pescosissimo come quello di Tiberiade, che offriva nella pesca forse la più grande risorsa economica per la popolazione. Probabilmente Giovanni vuol comunicare la seguente pedagogia: per quanto pescoso e prolifico possa essere un mare, qualsiasi pesca dipende dalla rete di Dio. Un po'come dire con il Salmista: "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori"(Sal 126, 1). Infatti solo in conseguenza della parola di Gesù, che a loro si mostra inizialmente in incognito, i discepoli possono trarre dal mare un enorme quantitativo di pesce. Lui solo indica il punto esatto nel quale la rete deve immergersi e nonostante il copiosissimo quantitativo di pesci che vi vengono tratti essa rimane ancora intatta, anche quando la si porta a riva dopo un percorso di cento metri poco o più. Qualsiasi operazione di pesca giunge a buon fine solo quando il vero pescatore è il Signore e del resto questo lo si evinceva anche a proposito di un'altra pesca, quella raccontata da Luca, che trasforma umili uomini di mare in "pescatori di uomini"(Lc 5, 1 - 11). E' Gesù che rende possibile qualsiasi successo e nel suo nome è possibile ogni cosa; nella fede è possibile sfidare anche gli imprevisti e talvolta anche conseguire l'inverosimile. L'importante è considerare quanto Gesù ammonisce con perentorietà: "Senza di me non potete far nulla"(Gv 15, 5). La fede è l'unica prospettiva che ci garantisce stabilità e sicurezza anche quando dovessimo essere colti dalla sensazione di essere abbandonati o quando ci troviamo in preda allo sconforto e alla disperazione: solo Cristo può risollevarci perché solo lui è il Risorto che ha vinto la morte debellando definitivamente il male ma tale sollievo lo si riscontra andando oltre le apparenze e vivendo intensamente la fede incondizionata che ci permette di vedere ciò che non si percepisce ai sensi.
E c'è di più: Gesù ha già cotto del pesce, manovra il fuoco per arrostirne altro di quello appena pescato e invita tutti a mangiare avendo provveduto perfino al pane. Il che vuol dire che si mette a servizio dei suoi, presenzia continuamente anche nell'ordinario della nostra vita per cui noi non siamo mai soli, ci accompagna anche nelle occasioni che solitamente definiamo elementari o marginali. Il pasto in comune può essere occasione per stipulare accordi di lavoro o patti (come nell'Antico Testamento), in alcune famiglie purtroppo capita che è anche luogo di scontro e di discussioni fra genitori e figli. Solitamente però pasto fra amici è il luogo dell'incontro e dell'amicizia, della comunione e dello scambio di idee e di informazioni. A volte può essere l'occasione per confrontarsi e risolvere problemi o chiarire equivoci. Gesù trasforma quell'occasione di pranzo nel dono che fa' di se stesso ai suoi discepoli, come dimostra quel versetto giovanneo tanto somigliante ai racconti della Cena: "prese il pane e lo diede loro; così pure il pesce". Distribuendo pane e pesce il Signore (così ormai viene riconosciuto dai suoi) offre se stesso e crea in quel banchetto comunione e gioia e questo diventa occasione per estinguere ogni perplessità sul caro Pietro, colpevole del precedente tradimento. Terminato il pasto, gli domanda infatti "Mi ami tu particolarmente, in modo speciale, più profondamente di costoro?" La triplice domanda verte a ristabilire rapporti infranti dalla vigliaccheria precedente di Pietro, i quali devono fondarsi sull'amore esclusivo verso Gesù. Effettivamente, che Pietro volesse bene a Gesù è consolidato, anche se il suo amore si limitava prima alla forma filantropica ed escludeva il fatto dell'opera della salvezza: la sua amicizia franca e sincera voleva impedirgli di recarsi a Gerusalemme per evitargli la morte di croce, voleva impedirgli di lavargli i piedi durante la Cena, si riprometteva di essergli sempre fedele amico nonostante il triplice famoso rinnegamento. Non era stato però un amore configurato nell'ottica della volontà del Padre, orientato cioè a interpretare in Gesù non solo l'amico carissimo di tutti i giorni, ma il Redentore e Salvatore che apporta la vita e la novità nel Regno. Ora Gesù richiama Pietro all'attenzione, soffermandosi sul fatto che il suo amore nei suoi confronti dev' essere straordinario, atto anche all'eroismo alla particolare abnegazione al di sopra di tutti i suoi compagni. In forza di questo amore, Pietro dovrà confermare i fratelli nella fede, pascere il gregge di Cristo nella persona di pecore e di agnelli, cioè dei fratelli di ogni ordine e grado. A Pietro verrà affidata infatti la guida visibile dell'intera Istituzione di salvezza che comunque sarà invisibilmente guidata dallo stesso Cristo; lui dovrà farsi carico della comunione fra i fedeli e dell'evangelizzazione e dell'accoglienza di nuovi fratelli nella Chiesa. E questo sempre in ordine alla comunione e all'interazione personale con il Cristo, di cui si fa esperienza per l'appunto nella vita di tutti i giorni e nelle vicende liete e tristi del quotidiano. Assieme agli altri apostoli, Pietro subirà volentieri il flagello e le percosse del sommo sacerdote e del Sinedrio pur di "obbedire a Dio e non agli uomini" parlando e operando nel nome di Gesù (I lettura) e testimoniando ciò che i suoi occhi hanno visto della sua morte e Resurrezione e prima ancora sul monte Tabor (2Pt 3, 16 - 18). Annuncerà con franchezza e coraggio che il Cristo che i Giudei avevano fatto morire graziando un assassino è l'autore della vita, del quale parlavano i profeti e le Scritture; dimostrerà che nel suo nome è possibile ancora operare prodigi come la guarigione di uno storpio mendicante; inviterà tutti alla conversione e al battesimo nel nome stesso di Gesù e anche quando verrà incarcerato sarà assistito e guidato dallo stesso Signore (At 2 - 4). Godrà insomma la munifica vicinanza del Cristo Risorto che appare nella vita ordinaria entrando nelle nostre case senza violare il nostro domicilio, sedendosi alla nostra tavola senza mangiare a sbafo e facendosi anzi egli stesso nostro pane di vita. E solo in Lui ogni cosa gli sarà possibile.