Omelia (09-08-2015)
padre Antonio Rungi
La forza dell'eucaristia che ci fa scalare le montagne della vita e della santità

Per la terza domenica consecutiva ci viene presentato, nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, il tema del pane della vita, che è Gesù Cristo stesso. Questa insistenza della parola di Dio su questo argomento sta a significare la centralità del tema del discorso del pane di vita nell'insegnamento d Gesù, recepito dall'apostolo prediletto, Giovanni, e inserito nel testo del suo vangelo, il quarto, quello che viene classificato come teologico e non cronologico. Infatti, in questo vangelo troviamo sistematiche riflessioni di carattere filosofico e teologico che non troviamo nei sinottici. Il tema del pane della vita, già presente, in modo consistente, nell'Antico Testamento, viene riscoperto e rilanciato nei discorsi di Gesù e che Giovanni inserisce nel suo testo, che è un inno di amore verso Gesù Redentore, Messia, Il Logos de Padre, il Verbo Incarnato, il Figlio di Dio, venuto a salvare l'umanità con la sua passione, morte e risurrezione. Nella prima lettura di oggi, di questa XIX Domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico, il profeta Elia viene sostentato dal pane che il Signore gli dona attraverso l'intervento del suo messaggero celeste. Elia è stanco della vita e della missione e chiede di morire, piuttosto che vivere e continuare in quella sua impossibile missione in nome di Dio. Ma il Signore gli dona forza e lo incoraggia per continuare a camminare fino al Monte Oreb, il monte della preghiera e della contemplazione, il monte della difesa della fede. Ed Elia, oltre ad essere un uomo di Dio e di preghiera, pienamente consegnato alla volontà di Dio, è anche il difensore della fede del popolo d'Israele. Con il pane del Signore, Elia si rialza dalla sua stanchezza fisica e spirituale e riprende il cammino, nonostante le sue personali difficoltà e resistenze. La forza del pane del cielo, ci aiuta comunque a superare le difficoltà del momento e ci sostiene in quel progetto di santità personale, che nessuno può abbandonare per andare dietro a falsi dei e concezioni della vita. Anche noi, sull'esempio di Elia, ci dobbiamo far sostenere dal Padre celeste e pane del cielo, per le nostre quaresime, che sono tante, per l'intera nostra esistenza umana, che ha una meta chiara da raggiungere che è l'eternità, il monte della santità, la collina della gioia, il prato della felicità. Non dimentichiamo le parole di Gesù, del brano del vangelo di oggi, che devono essere il motto costante e lo slogan del nostro vivere da veri cristiani. Il riferimento all'eucaristia è evidente in questo brano e in tutto il capitolo sesto del quarto vangelo. Ma è evidente che il vero pane è entrare in comunione con il Signore, mediante il dono della fede. La fede ci immette nel cammino che porta alla felicità vera in questa vita e per l'eternità.

La preghiera che la chiesa rivolge a Dio oggi, all'inizio della messa, è diretta ed esplicita e si inquadra nei testi biblici che ascoltiamo: "Guida, o Padre, la tua Chiesa pellegrina nel mondo, sostienila con la forza del cibo che non perisce, perché perseverando nella fede di Cristo giunga a contemplare la luce del tuo volto".

San Paolo Apostolo, nella splendida lettera scritta ai cristiani di Efeso e che stiamo leggendo in queste domeniche, ci ricorda cose importanti da fare per essere buoni, veri e sinceri cristiani, soprattutto oggi, in un contesto in cui la fede in Dio e in Cristo è messa in discussione e la Chiesa è vista, da molti, ma non da tutti, come un elemento negativo. Noi, alla luce di questa saggia parola dell'Apostolo comprendiamo bene il da farsi e come regolarci nella nostra vita quotidiana da cristiani. Prima e fondamentale cosa che dobbiamo fare è quella di rattristare lo Spirito del Signore. Noi siamo facili a far soffrire Dio che tanto ci ama e ci guida. Altri fondamentali atteggiamenti che dobbiamo necessariamente assumere, non per mera convenienza, ma perché è l'essenza del comportamento di ogni vero credente sono i seguenti: eliminare ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Al contrario dobbiamo essere benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandoci a vicenda come Dio ci ha perdonato in Gesù Cristo". Infine, ci dobbiamo sforzare nel dare il buono esempio e nell'imitare di Cristo, ma anche nell'imitarci reciprocamente nelle cose buone da fare e non certamente nelle cose cattive ed immorali. Spesso si segue il cattivo esempio e non tanto volentieri il buono esempio.. In poche parole, dobbiamo camminare nella carità. E il nostro modello di carità e di amore è Gesù Cristo che "ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore". Forse è davvero il momento di riprendere tra le nostre mani quel celebre libretto di formazione cristiana "L'imitazione di Cristo" e attuare i consigli spirituali, ascetici, morali, relazionali per essere buoni imitatori di colui che è il modello unico e insostituibile per ogni cristiano, che è Gesù Cristo.

Sia questa la nostra umile preghiera che rivolgiamo al Signore con tutto il nostro cuore.
Dio, Tu che sei Amore,
dona a noi uno sguardo di carità
che si estenda all'intera umanità.

Non abiti nel nostro cuore
alcun sentimento di odio o cattiveria
ma tutto, nella nostra vita,
sia espressione di un amore senza limiti.

Dio, Tu che sei carità,
insegnaci ad amare con cuore retto e sincero
ogni uomo e donna di questa terra,
senza pregiudizi o posizione critica
nei confronti di chi non è con noi o come noi.

Dio, Tu che sei amore infinito,
metti nelle nostre parole e nelle nostre azioni
pensieri e gesti che siano attenzione
e sensibilizzazione verso i più poveri
e bisognosi del mondo.

Dio, Tu che sei amore provvidente,
non far mancare a nessuno il tuo aiuto,
soprattutto nel tempo dell'aridità,
materiale e spirituale,
quando il desiderio di Te
non trova risposta al di fuori di Te.

Dio, Tu che sei amore che si dona,
libera il nostro cuore dai legacci dell'egoismo
e dalla concentrazione sul nostro io.

Fa' che ogni nostra azione sia espressione
di amore, attenzione e predilezione
per il prossimo più prossimo,
quello che incrociamo lungo le strade
della nostra vita quotidiana.

Dio, Tu che sei l'agape eterna,
accogli nella gioia del tuo regno
tutti coloro che hanno vissuto con amore,
per amore e nell'amore su questa terra,
prendendo ad esempio
il tuo Figlio prediletto,
nel quale Ti sei compiaciuto dall'eternità.

Dio, che sei l'amore, donaci amore,
ora e sempre,
e facci partecipi dell'agape eterna
insieme a Maria ed a tutti i santi del cielo. Amen.

(Preghiera di padre Antonio Rungi)