Omelia (13-07-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 10,24-33

A volte mi chiedo se sarei capace di dare testimonianza al Signore fino a morire per lui. Concretamente, oggi, se eviterei di andare a Messa sapendo che qualche pazzo fanatico, come accade in Nigeria, ad esempio, potrebbe fare irruzione durante la celebrazione e lanciare una bomba. Mi chiedo se la mia fede, il mio desiderio di annuncio, che ormai è diventato il mio lavoro, resisterebbero alla paura che inevitabilmente colpisce anche i più convinti. Penso alle persone incontrare a Lipsia l'estate scorsa, che mi raccontavano come nel regime sovietico (crollato solo poco più di vent'anni fa!) il professarsi cristiani significava compromettere ogni tipo di carriera politica e lavorativa. Sarei in grado di pagare sulla mia pelle la mia appartenenza al Signore? Non lo so, sinceramente. Non so se e quanto sarei in grado di resistere, di affidarmi, di tenere duro. Ma leggendo la pagina di oggi mi rassereno: il Signore dopo avere realisticamente annunciato momenti di persecuzione, persecuzione che i lettori di Matteo già sperimentano, sorride e invita i suoi (e noi) ad avere fiducia nel Dio che si occupa anche dei passerotti e che conosce il numero dei nostri capelli...