Omelia (08-04-2004)
Monastero Janua Coeli
Nella cena del Signore

Quando il silenzio diventa una stretta al cuore, allora forse entriamo in contatto con la presenza di Dio fra noi. E diventa un tormento la Parola di ogni giorno perché trafigge le nostre indifferenze, affonda nei malesseri che afferrano il vivere. Beato tormento che rapisce per portare in quella zona inesplorata dell'anima dove la soglia dell' "al di là" si schiude per condurre nel Mistero. La domanda del traditore: Sono forse io? le lacrime amare di Pietro... la solitudine dell'angoscia mortale: passi da me questo calice... e il martellare sulle mani del Cristo i chiodi delle nostre vendette, delle nostre pretese, dei nostri omicidi quotidiani. Sì, come possiamo chiamarci se non omicidi, quando uccidiamo la vita di Dio in noi? anche di fronte al Figlio innocente torneremo a scusarci?! siamo noi che inventiamo la croce ogni volta a quell'uomo che il Padre ha mandato per lasciarci il suo volto! possa il respiro che si estingue di quell'Amore lacerato e versato rianimare la nostra argilla screpolata e renderla santa reliquia di una vita redenta, una vita che non ha timore di lasciarsi inchiodare alla croce di Cristo per imparare a balbettare le parole di Dio. Un augurio di passione nella Vita del Risorto perché la tomba vuota sia il sepolcro delle nostre incongruenze! e finalmente poter dire: Resta con noi, Signore. Si fa sera... la notte non è più notte con te.

Nella cena del Signore

MEDITAZIONE
Domande
Li amò sino alla fine. Quanto è grande questo amore solo Dio può capirlo. Uomini come noi, fragili come vasi di terracotta, amati a costo di un cuore dai lineamenti eterni. Quanto il Figlio di Dio ci dice oggi mentre si china a lavarci i piedi?

Chiave di lettura
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. L'amore non mette condizioni. Un amore che si lascia prendere e uccidere, un amore che si lascia consegnare. Un amore che non chiede contraccambio, ma appena di servirlo. Già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo. Di fronte al cuore di Gesù che consegna volontariamente la vita il demonio propone a Giuda un'altra consegna che non è quella dell'amore. Illusione terribile: saperne più di Dio! quando non accettiamo la logica del donarsi l'amore si vende per pochi denari a soddisfare la lucida idea del: Ci penso io al come affermare Gesù di fronte a tutti. Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Gesto che ci insegna più dei miracoli e della predicazione: Gesù guarda alla necessità dell'altro e si china per adempierla. Riusciamo noi a capire di cosa hanno bisogno i miei fratelli? Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. È un comando questo, l'ultimo, del Signore e Maestro della nostra vita. Il più importante per noi. Evangelizzare, far conoscere l'Amore eterno richiede una cosa sola: l'attenzione ai bisogni altrui. Siamo sinceri: noi non diamo mai agli altri quello di cui hanno bisogno, ma ciò che noi pensiamo sia più giusto per loro... sarà il caso di metterci un asciugatoio attorno alla vita, di cambiare le nostre posizioni, diventando da padroni del pensiero giusto servi dei cuori altrui?!

PREGHIERA
Ho detto a Dio: "Sei tu il mio Signore, senza di te non ho alcun bene". Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra (salmo 15).

CONTEMPLAZIONE

Non ti troverò, Signore, sugli altari delle mie celebrazioni interiori, se non avrò prima incontrato il tuo sguardo di schiavo che lava i miei piedi. Sì, schiavo di quell'Amore che domina il creato da quando nostro Padre ci amò e soffiò nella creta muta il suo spirito vivente. Tu, Creatore del mondo, sei qui, ai piedi di creature dal cuore indurito che non ti riconoscono nelle vesti di servo ma ti vogliono vedere sul trono dei forti. Povero cuore di un Dio, calpestato dai passi dei tuoi amici che col boccone di grazia ingoiano il demonio delle loro passioni! Povero cuore di un Dio, mendicante di amore per sempre. Non hai tu bisogno di amore, ma ci chiedi unicamente di farci amare noi da te. Neanche questo ti concediamo, e quei piedi che tu lavi come una madre fa con i suoi figli più piccoli quante volte ci colpiscono il volto! Quando?! Quando ti cerchiamo dappertutto all'infuori di lì dove sei, nel pane duro di ogni giorno, nella polvere dei nostri passi, alla tavola della nostra cena.

Per i piccoli
Gesù lava i piedi ai suoi discepoli. Prova a immaginare la scena. Questi uomini grandi che hanno camminato a piedi nudi nella polvere si vedono il Maestro mettersi attorno alla vita un asciugamano e prendere un catino con dell'acqua, chinarsi e fare ciò che spettava agli schiavi. Che significato c'è dietro questo gesto? Lo dice alla fine: Come ho fatto io, fate anche voi. Cioè: di fronte agli altri dovete stare non come padroni, ma come schiavi, come persone capaci di perdonare con l'amore tutte le "polveri" che giorno per giorno si accumulano sulle membra de fratelli. Non ha paura Gesù di perdere qualcosa, perché essere Signore significa amare i figli e servirli. Anche le mamme fanno tutto ai loro bambini, ma non per questo si pensa che siano schiave. In questo giorno santo in cui Gesù si offre come pane per restare sempre con noi, impariamo ad essere dono per tutti. Quello che riceviamo da Dio non è per noi, è per i nostri fratelli. Non facciamo i ladri, tenendoci tutto per noi!