Omelia (08-06-2014)
Omelie.org (bambini)


Sono passati 50 giorni dalla Pasqua, 7 settimane di 7 giorni.
Vediamo come state a tabelline... cosa fa 7x7? Siete bravissimi. Fa proprio 49!
Oggi dunque è il cinquantesimo giorno dalla Pasqua.
I numeri hanno un loro valore non solo nella matematica, ma anche nella Bibbia.
Il numero 7 indica il compimento, la totalità, la piena realizzazione di un evento, di qualcosa di importantissimo. Ed è proprio così. È come se in questo cinquantesimo giorno si completasse l'opera che Gesù è venuto a realizzare: il dono della sua salvezza.
Questo dono è così importante e così prezioso che deve raggiungere tutti gli uomini e le donne della terra. Una salvezza che racconta tutto l'amore, la cura, la tenerezza, il perdono che Dio offre ad ogni persona.
È un dono che non finisce mai. È sempre vivo e attuale. Attraversa i secoli e la storia insieme agli uomini e alle donne credenti in Gesù e, il dono del Risorto, portato da loro e attraverso loro, viene conosciuto e donato a tutti.
Ma andiamo per ordine.
Il vangelo di oggi si apre presentandoci il gruppo dei discepoli ancora in una situazione molto difficile: sono spaventati, hanno paura che ciò che è successo al loro Maestro possa capitare anche a loro.
Il vangelo dice che è la sera di quel primo giorno.
Di quale giorno si parla? Del giorno della Risurrezione.
Ma come! Alcune donne hanno raccontato che Gesù non è più nella tomba, alcuni angeli hanno detto loro che non bisogna più cercare Gesù nel regno dei morti perché lui è vivo! Anche Pietro e Giovanni, dopo questo annuncio, sono corsi al sepolcro e hanno visto con i loro occhi che Gesù non era più là.
Eppure, tutto ciò non li ha aiutati a credere davvero che Gesù era risorto...
Sono chiusi dentro il cenacolo, sono ancora impauriti.
Avete mai provato una grande paura? È proprio una sensazione brutta.
Beh, gli apostoli sono in questa situazione, a porte chiuse, e aspettano che le cose cambino. Come dire: "Meglio stare un po' tranquilli qui, poi, quando le acque si saranno calmate, vedremo cosa fare!".
E Gesù proprio la sera di quello stesso giorno arriva tra loro, la sua comunità.
Le porte sono chiuse, ma per lui, il risorto, non ci sono barriere.
La prima cosa che fa è stare in mezzo ai suoi amici.
Ve la immaginate la gioia? E' come quando, dopo una grande paura, voi siete rassicurati dalla presenza dei vostri genitori.
Quello che ci dice il Vangelo ci dà però una indicazione importantissima: la comunità cristiana è forte, è sicura solo se Gesù sta in mezzo a loro. Così la famiglia, così il gruppo dell'oratorio, così il gruppo del catechismo.
E cosa fa Gesù in mezzo alla comunità? È il punto di riferimento, è il modello, è colui che unisce, che toglie le divisioni.
Poi Gesù pronuncia la parola "Shalom" che noi traduciamo semplicemente con il termine "Pace", ma "Shalom" ha un significato molto più ricco: è l'augurio di tutto il bene, di tutto quello che concorre per realizzare la piena felicità.
Gesù vuole proprio bene ai suoi amici! Ma, se ci pensate, noi riceviamo questo dono tutte le domeniche nella Messa quando il sacerdote dice: "La pace del Signore Gesù sia con tutti voi": è proprio quell'augurio che ci viene offerto da Gesù, e vi assicuro che è una vera e propria benedizione.
Voglio tentare di dirvi la ricchezza della parola Shalom, ma per fare questo ho bisogno della vostra massima attenzione! Aprite dunque ben bene le orecchie, ma aprite soprattutto il vostro cuore a quello che ci vuole donare il Signore con questa parola.
"Shalom" significa: ti auguro la verità, la giustizia, l'amore, la benevolenza, la misericordia, la vita, la gioia, tutto il bene, la fraternità, l'alleanza, tutto quello che fa bene alla tua vita, che ti aiuta a realizzarti pienamente, ad essere felice e a far felici quanti incontri. Proprio tutto questo è racchiuso in questo dono dello Shalom offerto da Gesù: l'avreste mai immaginato voi? E' impossibile ricordarsi tutti questi significati, che ne dite?
Però qualcosa potete fare: memorizzate nel vostro cuore quelli che vi hanno colpito di più e, quando vi scambierete la pace durante la Messa, impegnatevi a realizzarli nella vostra vita di ogni giorno!
L'altra cosa che il Maestro fa volgendosi ai discepoli è quella di mostrare le mani forate dai chiodi e il fianco squarciato dalla lancia.
Lui è il risorto, è vero, ma ci sono ancora nel suo corpo i segni della passione. Sono i segni indelebili del suo amore per noi. Ha dato tutto se stesso per me, per te, per te, per te... perché ci vuole bene, perché siamo importanti per lui.
I discepoli gioiscono al vedere il Signore, la sua presenza dona loro sicurezza, la paura scompare, la gioia ritorna.
Gesù inoltre aggiunge: "Come il Padre ha mandato me" - ricorda loro la missione che Lui ha compiuto - "ora io mando voi".
Ecco, i discepoli sono chiamati a compiere la stessa missione di Gesù: annunciare a tutto il mondo l'amore di Dio. Questo, però, è il compito che abbiano tutti noi che crediamo in Lui.
Ecco la nostra vocazione.
Direte: "Ma è difficile, come possiamo farcela?". Lo pensavano anche gli apostoli e per questo Gesù offre il dono del suo Spirito.
Alita sui discepoli il respiro divino, un respiro che li rianima, che dona loro forza, coraggio, energia nuova per la missione.
Questo dono oggi è anche per noi. Un dono che abbiamo già ricevuto nel giorno del nostro Battesimo ma che ogni anno, al cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, si rinnova perché la Chiesa, cioè tutti i credenti in Gesù, siano gioiosi annunciatori del suo amore a tutti gli uomini.
La prima lettura di oggi ci presenta quello che accade ai discepoli ricolmi del dono dello Spirito Santo. Escono fuori dal loro nascondiglio e parlano di Gesù, della sua passione, morte e resurrezione, parlano dell'amore di Dio per tutti gli uomini.
E lì, a Gerusalemme, anche se ci sono tanti stranieri, tutti capiscono il loro messaggio perché l'amore è un linguaggio universale che arriva direttamente al cuore di tutti.
Che ne dite se anche noi da oggi in poi ci esercitiamo a parlare, con i genitori, gli amici e qualsiasi persona che incontriamo, il linguaggio dell'Amore?
Buona domenica!
Commento a cura di Sr. Piera Cori