Omelia (02-02-2014)
don Luciano Cantini
Vedere l'invisibile, toccare l'intangibile

A Gerusalemme
Gerusalemme si identifica con il Tempio, centro religioso e culturale d'Israele, non certo luogo del silenzio e del raccoglimento come le nostre chiese, data la struttura e la molteplicità di azioni che vi si svolgevano. Immaginiamo solo il passaggio degli animali che venivano portati al sacrificio e la loro macellazione. Nel cortile più esterno c'era di tutto: venditori, stallieri, cambiavalute, predicatori, visitatori. Nel cortile più interno - dove erano ammessi solo gli ebrei, compreso le donne c'era anche il deposito del legname e dell'olio, dove si controllava la guarigione delle lebbra, dove si scioglieva il voto di nazireato col taglio dei capelli. Tra quel cortile e quello più interno c'era una porta detta di Nicanore: era un luogo di passaggio fondamentale per il culto, da lì passavano gli uomini che assistevano ai sacrifici, i sacerdoti, i leviti addetti a ricevere le offerte e riconsegnarle, gli animali, la legna, un viavai di persone e cose. Quella porta era anche quella che le donne potevano raggiungere più vicina al tempio e qui concludere il periodo di purificazione dopo il parto come chiesto dalla Legge. Forse tutta questa descrizione sembra inutile, ma dà l'idea di una confusione generale in cui emerge l'azione dello Spirito Santo che fa incontrare la piccola famiglia con Simeone e Anna.

Lo Spirito Santo era su di lui.
Simeone, nella iconografia tradizionale, è raffigurato anziano e vestito come un sacerdote, ma Luca lo descrive come uomo giusto e pio. Non un sacerdote ma semplicemente un uomo di Gerusalemme che si lasciava guidare dallo Spirito Santo. Simone va al Tempio, non per celebrare un rito come Zaccaria (cfr. Lc 1,9) né per compiere un precetto come Giuseppe e Maria (cfr. Lv 12,8), ma mosso dallo Spirito Santo. Luca sottolinea per tre vote l'azione dello Spirito Santo su Simeone: era su di lui, gli aveva preannunciato, lo ha mosso. È incredibile come la docilità dell'uomo permetta di andare oltre il visibile e diventare strumento di manifestazione del progetto di Dio.
La presenza di Simeone e poi di Anna trasformano quell'evento, mansione ordinaria del sacerdoti del tempio ripetitiva e ordinaria, in qualcosa di totalmente unico. È la forza dello Spirito Santo che muta un semplice atto di ubbidienza alla Legge in un "incontro" che abbraccia quanti aspettavano la redenzione d'Israele con la Luce destinata a illuminare le genti.

Hanno visto
Simeone sapeva di poter vedere ed ora ha visto; anzi i suoi occhi hanno visto ciò che il suo cuore aveva visto in precedenza. I suoi sensi hanno toccato l'intangibile, la speranza è diventata certezza di salvezza. Possiamo fare qualche parallelo tra le nostre speranze e quella di Simeone, tra le sue e le nostre certezze? Simeone vive dilatato dallo Spirito Santo, la sua esistenza è diventata di poco conto difronte alla salvezza che ha raggiunto i popoli. Lui ha visto il Cristo "prima" nella dimensione dell'attesa e gli ha permesso di riconoscerlo il quel bambino portato al Tempio dai suoi genitori e di vederlo "dopo" splendente di luce e di gloria per le Genti e per il suo popolo. Simeone prende il bambino tra le braccia e apre il suo cuore, la conversazione si fa umana, comunica le sue speranze divenute certezze, manifesta le sue preoccupazioni e la sofferenza che vede giungere nel cuore di Maria. Simeone ed Anna non hanno una dottrina da insegnare o una teologia da manifestare, sono soltanto testimoni che Dio ancora opera la sua salvezza. Oggi, uomini e donne vivono la stessa attesa ed anche oggi è offerto loro di "vedere" e di prendere in braccio la speranza del mondo.