Omelia (05-05-2013)
padre Ermes Ronchi
Chiamati a lasciarci amare da Dio

Se uno mi ama, osserverà la mia parola. Afferma­zione così importante da essere ribadita subito al negativo: chi non mi ama non osserva le mie parole, non rie­sce, non ce la può fare, non da solo.
Una limpida constatazione: solo se ami il Signore, allora e solo allora la sua Parola, il tuo desiderio e la tua volontà co­minciano a coincidere. Come si fa ad amare il Signore Gesù? L'amore verso di lui è un'emozione, un gesto, molti ge­sti di carità, molte preghiere o sacrifici? No. Amare comincia con una resa, con il lasciarsi amare. Dio non si merita, si accoglie.
Io sono un campo dove circo­la vento, cade pioggia di vita, scoccano dardi di sole. «Capi­sco che non posso fare affida­mento sui pochi centesimi di amore che soli mi apparten­gono, non bastano per quasi nulla. Nei momenti difficili, se non ci fossi tu, Padre saldo, Fi­glio tenero, Spirito vitale, cosa potrei comprare con le mie monetine?» (M. Marcolini).
Proprio come continua il Van­gelo oggi: e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Noi siamo il cielo di Dio, abitati da Dio intero, Padre Fi­glio e Spirito Santo. Un cielo trinitario è dentro di noi. Ci hanno spesso insegnato che l'incontro con il Signore era il premio per le nostre buone a­zioni. Il Vangelo però dice al­tro: se, come Zaccheo, ti lasci incontrare dal Signore, allora sarà lui a trasformarti in tutte le tue azioni.
Simone Weil usa questa deli­cata metafora: Le amiche del­la sposa non conoscono i se­greti della camera nuziale, ma quando vedono l'amica diver­sa, gloriosa di vita nuova, con il grembo che s'inarca come u­na vela, allora capiscono che a trasformarla è stato l'incontro d'amore. Ci è rivolta qui una delle parole più liberanti di Gesù: il centro della fede non è ciò che io faccio per Dio, ma ciò che Dio fa per me. Al cen­tro non stanno le mie azioni, buone o cattive, ma quelle di Dio, il Totalmente Altro che viene e mi rende altro.
Il primo posto nel Vangelo non spetta alla morale, ma alla fe­de, alla relazione affettuosa con Dio, allo stringersi a Lui come un bambino si stringe al petto della madre e non la vuol lasciare, perché per lui è vita.
Lo Spirito vi insegnerà ogni co­sa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Una affermazione colma di bellissimi significati profetici. Due verbi: Insegna­re e Ricordare. Sono i due poli entro cui soffia lo Spirito: la memoria cordiale dei grandi gesti di Gesù e l'apprendi­mento di nuove sillabe divine; le parole dette «in quei giorni» e le nuove conquiste della mente e dell'anima che lo Spi­rito induce. Colui che in prin­cipio covava le grandi acque e si librava sugli abissi, continua ancora a covare le menti e a li­brarsi, creatore, sugli abissi del cuore.