Omelia (24-03-2013)
padre Ermes Ronchi
L'amore eterno penetra nel tempo

Sono i giorni supremi, i giorni del nostro desti­no. «Volete sapere qual­cosa di voi e di Me? - dice il Signore -. Vi do un appunta­mento: un uomo in croce. Volgete lo sguardo a Colui che è posto in alto».
Il giorno prima, giovedì, l'ap­puntamento di Dio è stato un altro: uno che è posto in bas­so. Che cinge un asciugama­no e si china a lavare i piedi ai suoi. Chi è Dio? Il tuo lava­piedi. In ginocchio davanti a me. Le sue mani sui miei pie­di. Davvero, come a Pietro, ci viene da dire: ma Tu sei tutto matto. E Lui a ribadire: sono come lo schiavo che ti aspet­ta, e al tuo ritorno ti lava i pie­di. Il cristianesimo è scanda­lo e follia.
E io, nella vita, di fronte al­l'uomo che atteggiamento ho? Quanto somigliante a quello del Salvatore? Sono il servitore del bisogno e della gioia di mio fratello? Sono il lavapiedi dell'uomo?
Ve la immaginate una uma­nità dove ognuno corre ai pie­di dell'altro? Dove ognuno si inchina davanti all'uomo, co­me il gesto emozionante del vescovo di Roma che si in­china, al balcone di San Pie­tro, al suo primo apparire, chiedendo preghiera e bene­dizione, dando venerazione e onore a ogni figlio della ter­ra?
La croce è l'immagine più pu­ra e più alta che Dio ha dato di se stesso. «Per sapere chi sia Dio devo solo inginoc­chiarmi ai piedi della Croce» (Karl Rahner).
Dio è così: è bacio a chi lo tra­disce. Non spezza nessuno, spezza se stesso. Non versa il sangue di nessuno, versa il proprio sangue. Non chiede più sacrifici a me, sacrifica se stesso per me.
E noi qui disorientati, che non capiamo. Ma poi lo stupore, e anche l'innamoramento. Do­po duemila anni sentiamo, come le donne, il centurione, il ladro, che nella Croce c'è at­trazione e seduzione, c'è bel­lezza. La suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla col­lina dove il Figlio di Dio si la­scia inchiodare, povero e nu­do, per morir d'amore. Dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco, e divampa.
Fondamento della fede cri­stiana è la cosa più bella del mondo: un atto d'amore to­tale. La croce è domanda sempre aperta, so di non ca­pire. Alla fine però ciò che convince è di una semplicità assoluta:
Perché la croce / il sorriso / la pena inumana?/ Credimi / è così semplice / quando si ama. (Jan Twardowski)
Si fece buio su tutta la terra da mezzogiorno fino alle tre. U­na notazione temporale che ha il potere di riempirmi di speranza: perché dice che è fissato un limite alla tenebra, un argine al dolore: tre ore può infierire, ma non andrà oltre, poi il sole ritorna. Così fu in quel giorno, così sarà an­che nei giorni della nostra an­goscia.
«Ciò che ci fa credere è la cro­ce, ma ciò in cui crediamo è la vittoria della croce, la vit­toria della vita» (Pascal).