Omelia (10-02-2013)
mons. Roberto Brunelli
Un invito a chi si onora di essere cristiano

Gli astronomi hanno contato miliardi di corpi celesti, uno diverso dall'altro; i naturalisti hanno classificato milioni di specie viventi sulla terra, vegetali e animali, una diversa dall'altra. Il pianeta ospita miliardi di uomini, uno diverso dall'altro. Bisogna riconoscere che se la natura riflette il Creatore, egli non manca certo di fantasia, e non c'è dunque da sorprendersi, leggendo la Bibbia, dei tanti modi diversi con i quali egli chiama gli uomini a seguirlo. Le letture di oggi ne offrono due esempi.
Il primo (Isaia 6,1-8) espone una scena grandiosa, nel contesto solenne del tempio di Gerusalemme dove al profeta è concessa la visione di Dio in trono, attorniato dai serafini che proclamano quanto tuttora si ripete nella Messa: "Santo, santo, santo il Signore Dio...". Era convinzione allora che non si potesse restare in vita dopo aver visto Dio, e perciò chi non ne fosse stato degno era condannato all'inferno; di qui il lamento di Isaia: "Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti". Ma i suoi timori sono subito fugati: "Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e disse: ?Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato'. Poi udii la voce del Signore che diceva: ?Chi manderò e chi andà per noi?' E io risposi: ?Eccomi, manda me!'"
Alla scena incomparabile della vocazione di Isaia fa da contrappunto quella umile, da vita quotidiana, della vocazione di Pietro (Luca 5,1-11). Sulla riva del lago di Galilea la folla si accalca intorno a Gesù; per farsi vedere e ascoltare da tutti, egli sale sulla barca del pescatore. Terminato il discorso, invita Pietro e i suoi compagni a prendere il largo per andare a pescare; il futuro apostolo gli obietta che l'hanno appena fatto, per tutta la notte, senza prendere nulla, ma per rispetto e fiducia gli obbedisce: "Sulla tua parola getterò le reti". Ed ecco il prodigio: "Presero una quantità enorme di pesci", tanto da indurli a chiedere aiuto ai compagni di un'altra barca, e "riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare". Nel comune stupore, Pietro prende coscienza di trovarsi di fronte a un uomo investito della potenza di Dio, e al suo confronto avverte la propria indegnità; allora si getta alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore". La risposta contiene la vocazione: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini".
Che cosa intendesse Gesù con quelle parole risulta chiaro dal seguito della vicenda di Pietro, costituito capo della Chiesa incaricata di andare in tutto il mondo ad annunciare il vangelo. Venti secoli dimostrano quanto abbondante sia stata anche la pesca di uomini: e non certo per merito degli annunciatori; come Pietro, anch'essi sono peccatori; come Pietro, che nel momento in cui Gesù appariva sconfitto ha negato di conoscerlo, così tante volte in venti secoli i continuatori della sua missione se ne sono rivelati indegni. Dunque se nei secoli la "pesca" è stata così abbondante, bisogna riconoscervi la volontà e l'intervento di Dio. E' poi da chiedersi chi siano, i "pescatori di uomini" che Dio continua a chiamare, e in proposito occorre sfatare una convinzione diffusa. Essi non sono soltanto il papa e gli altri vescovi con i preti e i frati; se il compito di annunciare il vangelo è della Chiesa, non bisogna dimenticare che la Chiesa è costituita da tutti i battezzati; l'invito ad annunciare il vangelo, ciascuno a suo modo, magari nella misura minima dell'esserne coerente testimone con il proprio stile di vita, è rivolto a chiunque si onori di portare il nome di cristiano.